Lo hanno mostrato i filmati e le immagini raccolte dalla biologa e ricercatrice giapponese Kiyomi Murakumo: ecco cosa fanno gli embrioni di squalo durante la gravidanza.
Nel 2016 la biologa e ricercatrice Kiyomi Murakumo ha effettuato studi su squali nutrici fulvo presso l’Okinawa Churami Aquarium giapponese che hanno condotto ad evidenze stupefacenti. Attraverso una macchina ecografica subacquea, infatti, la ricercatrice ha osservato e documentato il comportamento degli embrioni all’interno del corpo della madre.
Tra la caratteristiche peculiari di questa specie, la Nebrius Ferrugineus, vi è la presenza negli squali femmina di due uteri, entrambi funzionali. E ciò che la biologa Murakumo ha potuto scoprire è che, durante la gravidanza, gli embrioni tendono a “nuotare” da un utero all’altro, in sorte di vere e proprie micro migrazioni. E quando gli embrioni all’interno del corpo della mamma squalo sono molteplici, talvolta si distribuiscono tra i due uteri e, in altre circostanze, si ritrovano tutti insieme all’interno dello stesso ed unico ambiente uterino.
Ebbene, perché ciò avviene? Perché gli “squaletti” si muovono tra i due uteri, raggiungendo anche la velocità considerevole di 7,5 centimetri al secondo, invece di rimanere nello stesso ambiente in cui sono stati generati, come nel caso di noi umani, fino al momento del parto? In base agli studi effettuati per i due anni successivi alle ricerche della dottoressa Murakumo la risposta è: per fame.
Gli embrioni vanno a caccia già a partire dalla fase di gravidanza: la scoperta degli etologi
Il fenomeno che gli etologi hanno potuto verificare grazie alle ricerche della Murakumo è particolarmente stupefacente: già da embrioni, i piccoli di squalo vanno a caccia. E quando nascono, grazie a questa sorta di “allenamento prenatale”, sono immediatamente pronti a provvedere a loro stessi ed anche a difendersi dalla maggior parte dei predatori.
In particolare, è emerso che i primi embrioni fuoriusciti dalle uova fecondate si attivino immediatamente per ricercare le altre uova non ancora dischiuse all’interno degli uteri, al fine di cibarsene. Proprio così: a tutti gli effetti, una prima caccia condotta già in fase embrionale. In questo modo, creano un equilibrio nella gestione delle risorse nutritive che la madre potrà proccaciare loro.
E la loro attività è sviluppata al punto che, in un caso divenuto poi popolare nel mondo scientifico, il biologo Stewart Springer riportò addirittura un morso mentre, studiando le dinamiche di riproduzione, introdusse la mano nel canale uterino di uno squalo mamma incinta. La materia è tutt’ora in fase di approfondimento e studio perché la vitalità degli embrioni di squalo di questa specie, ma non solo, resta ancora pressoché avvolta nel mistero.