C’è un prodotto tipico della nostra terra potrebbe presto conseguire la targa IGP: scopriamolo un po’ meglio e capiamo cosa occorre
Un aroma inconfondibile che si diffonde nell’aria, un gusto intenso che arricchisce ogni pietanza: un prodotto coltivato da millenni in un angolo fertile tra il Fermano e l’Ascolano, è pronto a conquistare una nuova prestigiosa etichetta. Grazie al lavoro dell’Associazione dei Vivaisti di Grottammare e al sostegno di Coldiretti Ascoli Fermo, questo prodotto d’eccellenza mira a ottenere l’Indicazione Geografica Protetta (IGP), riconoscimento che ne certificherebbe autenticità e qualità su scala europea.
La storia dell’alloro di Grottammare affonda le radici in un passato remoto, come dimostrano i resti fossili risalenti al Pleistocene medio superiore. La zona era già nota nell’antichità per la sua abbondante produzione di Laurus Nobilis, tanto da influenzare la toponomastica locale: la strada Loreto-Aprutina o via Lauretana era così chiamata per i boschi di lauri che accompagnavano i pellegrini verso il santuario mariano di Loreto. Questo legame profondo con il territorio rende l’alloro non solo un prodotto agricolo ma anche parte integrante del patrimonio storico e culturale della regione Marche.
Il dossier presentato alla Regione Marche rappresenta il culmine di sei anni di impegno da parte dei vivaisti locali. Il processo per ottenere l’IGP è articolato e richiede approvazioni a livello regionale, nazionale ed infine europeo. Francesco Balestra, presidente dell’associazione Vivaisti di Grottammare, sottolinea come nel settore florovivaistico esistano solamente tre IGP riconosciute in tutta Europa – tutte esterne all’Italia – evidenziando quindi l’importanza strategica che tale riconoscimento avrebbe per valorizzare ulteriormente il Laurus Nobilis marchigiano.
La zona delimitata per la produzione dell’alloro IGP comprende le province di Ascoli Piceno e Fermo oltre ad alcuni comuni della provincia teramana. Quest’area beneficia delle condizioni climatiche particolarmente favorevoli denominate “Lauretum freddo”, caratterizzate da inverni miti ed estati calde ma non opprimenti. Tali condizioni permettono all’alloro non solo di crescere rigoglioso ma anche di sviluppare quelle proprietà organolettiche distintive che lo rendono apprezzato sia nella cucina tradizionale sia nella produzione artigianale degli oli essenziali.
Le aziende florovivaistiche impegnate nella coltivazione dell’alloro nelle province designate sono circa 400, rappresentando quasi la metà del tessuto imprenditoriale vivaistico della regione Marche. Questa candidatura IGP non solo valorizzerebbe un prodotto autoctono ma darebbe anche nuovo impulso economico ad un settore già fiorente, promuovendo lo sviluppo sostenibile del territorio attraverso pratiche agricole rispettose della biodiversità locale.
In attesa delle decisioni ufficiali da parte delle autorità competenti, cresce quindi l’attesa tra gli abitanti e gli operatori del settore: ottenere l’IGP significherebbe scrivere una nuova pagina importante nella storia dell’alloro di Grottammare e della sua comunità.