Con un post su Facebook, Carlo Cappelli cittadino di Arquata del Tronto, anzi montanaro appassionato del suo paese e della sua terra, si rivolge direttamente al Commissario alla Ricostruzione Giovanni Legnini.
La storia di Carlo Cappelli è l’emblema di una ricostruzione post sisma che non parte, di chi non si arrende ma combatte contro un muro di burocrazia che ostacola, invece di agevolare.
“Caro Giovanni Legnini – scrive Carlo – ti vorrei illustrare pubblicamente come va la ricostruzione nella zona più distrutta del cratere, cioè Arquata del Tronto.”
“Visto che i miei amministratori nn mi danno modo di parlare con lei, lo faccio qui – continua Carlo Cappelli.
Dal 2017 al 2019 ho dovuto aspettare per presentare il progetto, tra i vari decreti e ordinanze non sempre chiare. A settembre 2019 finalmente siamo riusciti a presentarlo all’Ufficio Ricostruzione.
Dopodichè, nel tempo di due mesi è giunto al comune di Arquata del Tronto, nel mese di novembre 2019. Successivamente, visto tutte le valutazioni e gli imprevisti nel mese di giugno 2020 è ritornato all’ufficio ricostruzione di Ascoli Piceno e fin qui posso pure comprenderlo.”
“Poi da quel periodo, vorrei far presente che ogni 20 giorni mi chiedono integrazioni sul progetto e così siamo arrivati a Settembre 2020 con nuove richieste. Questo è che quello che avrei voluto dirti in privato” – conclude Carlo Cappelli.
Carlo è autore anche del cartellone, appeso proprio nella sua casa lesionata a Borgo d’Arquata, che citava espressamente “Non stiamo a casa dal 24 agosto 2016”, ideato nel periodo del lockdown quando l’Italia intera era costretta a rimanere nelle proprie abitazioni causa Covid. Gli arquatani hanno trascorso quei mesi nelle Sae, e proprio Carlo si ritrovò in una situazione di forte preoccupazione quando si ipotizzava la positività di sua moglie, poi fortunatamente scongiurata.
La situazione di Carlo Cappelli è la vera narrazione dei luoghi distrutti dal sisma che non riescono a vedere la luce del futuro. Dopo quattro anni, gli ostacoli di una burocrazia farraginosa non si accettano più e le persone sono stanche, arrabbiate, deluse. Il grido di aiuto di Carlo al Commissario Legnini vuole tenere alta l’attenzione su quello che succede realmente ad Arquata e negli altri comuni colpiti duramente dal terremoto e dalle successive scelte scellerate. Carlo Cappelli non desidera strumentalizzazioni, né politiche né di altro genere, ma un ascolto vero e concreto.