Chiusura anticipata alle 18 per tutto il settore della ristorazione, anche nei giorni festivi fino al 24 novembre.
Il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone non conviventi. Resta invece consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi ma «limitatamente ai propri clienti».
Amarezza espressa dagli esercenti ascolani. Il presidente della Fipe, Federazione dei pubblici esercizi, Daniele Fabiani, ha raccolto e condiviso la profonda contrarietà di questo provvedimento così severo, che potrebbe avere ripercussioni gravi sull’economia picena.
“Vogliamo leggere nero su bianco le strategie compensative ai grossi danni subiti. Siamo in attesa di capire che sostegni verranno emanati” – dichiara Daniele Fabiani.
In questo contesto, tornano le consegne a domicilio. È una misura che compensa la perdita?
“Nella ristorazione classica il take away o delivery sono una piccolissima parte, il 2%, infatti la proporremo solo nel weekend; i costi di gestione per attivarli a Ristorante chiuso sarebbero in passivo. Forse più compensativo per una pizzeria o paninoteca. – spiega Fabiani. “Far chiudere alle 18.00 corrisponde a dire chiuderete.”
Fabiani ha inoltre invitato tutti i colleghi ristoratori a rivolgersi al gruppo Fipe Ascoli Piceno, per esprimere dubbi e riserve. “È nei momenti difficili che le azioni di gruppo e le Associazioni di categoria possono ottenere ascolto e attenzione ai cosiddetti piani alti. Qui la situazione è complessa e bisogna agire”
Anche Coldiretti lamenta conseguenze per il reparto agroalimentare. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Ma anche altri prodotti, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità.
Sia il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, che i titolari di bar e ristoranti chiedono un adeguato sostegno economico.
La Fipe ha stimato che nell’intero territorio italiano “Le misure annunciate dal governo costeranno altri 2,7 miliardi di euro alle imprese della ristorazione. Se non accompagnate da contemporanee e proporzionate compensazioni di natura economica, sarebbero il colpo di grazia per i pubblici esercizi italiani, che già sono in una situazione di profonda crisi, con conseguenze economiche e sociali gravissime.”