Violenza sulle donne. “Compito della politica scardinare questa cultura”, intervista a Valeria Cardarelli

Sono 91 le donne vittime di omicidio dall’inizio del 2020. Un dato inarrestabile, pubblicato da dal VII Rapporto Eures sul femminicidio in Italia, che non si è fermato neanche durante la giornata del 25 novembre, contro la violenza sulle donne.

La convivenza forzata, nei mesi del lockdown, ha peggiorato la sicurezza delle donne nell’ambiente domestico, che ad oggi risulta il contesto attorno al quale avvengono la maggior parte delle violenza che sfociano in femminicidi.

C’è bisogno di cambiamenti culturali, di nuove consapevolezze, di fermare quel senso di possesso sulle donne, di attivarsi per aiutare chi è vittima di violenza fisica e psicologica, chiedere alle Istituzioni di concedere gli strumenti e la tutela adeguati per procedere con una denuncia e l’allontanamento della persona che esercita violenza.

Abbiamo chiesto a una giovane donna, Valeria Cardarelli, il suo pensiero in merito.

Domani alle 15.30, il Laboratorio di politica e partecipazione “Miranda”, con il quale Valeria collabora, ospiterà l’incontro online “Oltre Pillon- discussione contro la politica reazionaria”, in risposta all’evento patrocinato dal comune di San Benedetto “La famiglia nucleo essenziale della società”.

“Sono fermamente convinta – ci dice Valeria Cardarelli – che il valore di una giornata come il 25 novembre sia non solo simbolico ma anche fattivo. Si tratta di un momento di raccoglimento nel quale l’ascolto e l’informazione – in particolare per chi si fa portavoce di certe istanze 365 giorni l’anno – sono veicolate con maggior velocità, agilità e successo: diventa quindi uno dei momenti cruciali dell’anno attorno al quale concentrare gli sforzi.

Si parla di donne, certo, e della violenza da loro subita ma il 25 novembre nell’ottica del pensiero transfemminista è un momento in cui si dedicano attenzioni e cura anche alle soggettività facenti parte della comunità lgbtqa+, in quanto – per voler citare le parole di Marsha P. Johnson – “non c’è orgoglio per nessun* di noi senza la liberazione di tutt* noi”.

Nel corso dell’anno quasi trascorso ci siamo trovat* di fronti a numeri, rispetto al fenomeno della violenza maschile sulle donne, a dir poco agghiaccianti che pandemia e lockdown hanno contribuito ulteriormente ad aggravare. Per questo è ancora più fondamentale approfittare di questo momento per fare un bilancio, per comprendere ciò che è andato storto e su quanto ancora c’è bisogno di lavorare per porre definitivamente un freno a questa piaga.
Dovrebbe essere superfluo dirlo, ma purtroppo non lo è, le istituzioni giocano un ruolo fondamentale nella lotta alla violenza sulle donne (che attenzione, non è un fenomeno esclusivista od escludente – come chi argomenta opponendo ad essa la violenza subita dagli uomini vorrebbe farci credere – semplicemente si tratta di una realtà sistemica che si manifesta capillarmente in tutta la nostra società raggiungendo proporzioni gargantuesche!). La legge Zan metterà un freno alla violenza omolesbobitransfobica, la penalizzazione del reato di stalking ha già contribuito a fornire un’arma alle donne vittime di violenza: ma quante sono le denunce inascoltate? E quanta parte gioca il dialogo istituzionale nel contribuire a rendere efficaci o, al contrario, inefficaci queste misure di contrasto?
La violenza patriarcale in ogni sua ramificazione ha origine culturale ed è compito della politica, scardinare quella cultura, comprendendo il problema e lavorando per estirparlo alla radice, senza prestarsi a strumentalizzazioni che puntano a riportare in auge ideologie pericolose e reazionarie.

È per questo che – in risposta all’iniziativa patrocinata dal Comune di San Benedetto del Tronto, che avrà come ospite il Senatore Pillon, noto per le sue politiche liberticide dei diritti della donna e per le posizioni omofobe espresse nel corso dei suoi anni di mandato – domani alle ore 15 e 30 con Miranda – Laboratorio di politica e partecipazione, terremo un incontro on-line al quale parteciperanno: Non una di meno Transterritoriale Marche, CGIL, RH-Rete degli studenti medi, la cooperativa sociale On the Road, il Partito Democratico, Articolo Uno, Rifondazione Comunista, Rinasci Marche ed altri rappresentanti delle realtà politiche e sociali del nostro territorio. Riunire tanti attori diversi attorno ad un tavolo significa costruire progresso, umanità ed integrazione incontrandosi su un terreno comune, quello del rispetto dell’Altr*, del divers*, chiunque esso sia.
Ecco quanto vale il 25 novembre per me.”

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