Agricoltura Marche, Carloni pensa al Distretto unico del biologico come strategia di rilancio

Il distretto unico del biologico nelle Marche sarà la strategia vincente contro il permanente stato di invisibilità che danneggia da sempre lo sviluppo della nostra regione.

Lo afferma Coldiretti Marche, che torna a sottolineare la necessità di fare massa critica e strappare la nostra regione dall’anonimato.

Le Marche sono ben distanti dalla riconoscibilità di altre regioni come Trentino, Sicilia e Piemonte ai vertici nazionali per vendite di prodotti che in etichetta riportano la loro regionalità, secondo dell’Osservatorio Immagino Nielsen Gs1. Eppure i numeri per metterci in mostra ci sarebbero, eccome.

La nostra agricoltura, ad esempio, potrebbe sfruttare una grande vocazione per il biologico che ci vede, con oltre il 22% di incidenza rispetto alla superficie agricola, al di sopra della media italiana (15%) e della media europea (8,5%). Abbiamo una percentuale più alta anche di nazioni come la Svezia, la Finlandia o la Francia. Eppure, piccoli e frammentati come siamo da sempre, non riusciamo a essere riconoscibili al grande pubblico italiano, europeo ed extraeuropeo. Si dice “Marche, regione al plurale” per sottolinearne varietà e diversità dei territori, degli ambienti e delle produzioni ma questa ricchezza, nel tempo, si è trasformata in un limite.

Per questo gran bene ha fatto la Regione Marche, nella figura dell’assessore all’Agricoltura Mirco Carloni, a pensare ad un Distretto Unico del biologico, magari il distretto del biologico “più grande d’Europa”, un nuovo brand che di questi tempi può solo fare la differenza. Unire le varie realtà servirà a capitalizzare i grandi sforzi che in questi anni hanno consentito al biologico di affermarsi nella nostra regione come in poche altre in Europa. Tornare ad essere frammentati in piccole realtà senza coinvolgere tutti gli attori, ridurrebbe il potenziale che le Marche possono esprimere ed in meno di un secondo riusciremmo a polverizzare l’unico settore che può ancora dare alla nostra regione una grande visibilità’. Con circa 104mila ettari e oltre 4mila operatori le Marche sono una delle regioni di punta dell’agricoltura green e certificata con un’alta concentrazione di negozi e ristoranti che propongono articoli e alimenti biologici (seconda regione d’Italia con, rispettivamente, 45,9 e 24,3 attività per milione di abitanti).

Natura, salute, agroalimentare di qualità sono, insomma, il biglietto da visita di un Sistema Marche che unendo le varie peculiarità dei rispettivi territori può proporsi all’attenzione di un pubblico più vasto. Tenere conto delle peculiarità dei territori non può essere l’alibi di personalismi senza costrutto che rischiano solo di danneggiare un settore in grande crescita.

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