Manifestazione Liberə tuttə, Legge 194. Cardarelli:”Diritto delle soggettività all’autodeterminazione”

Dalla mozione della consigliera Pd Manuela Bora alla giunta Acquaroli, che metteva in risalto l’elevato numero di obiettori riguardo la legge 194 in netto contrasto con le linee guida del ministero della Salute, nasce il netto rifiuto della maggioranza di centrodestra che non intende mettere in atto queste indicazioni ministeriali.

La pillola nei consultori permette di affrontare l’aborto, che rimane comunque un tema delicato che nessuno può permettersi di giudicare, in totale sicurezza, in day hospital, senza ricovero obbligatorio.

L’assessora Giorgia Latini sostiene di essere contraria all’aborto, di voler attuare politiche di sostegno alla natalità e di essere per la tutela della donna e della vita.

“In questo momento di denatalità, la battaglia da fare oggi è per la natalità” dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli, che parla inoltre di sostituzione etnica. Secondo Ciccioli, le nascite rischiano di scomparire perchè aumenta il ricorso all’aborto.

Ma la Relazione Ministro Salute attuazione Legge 194/78 tutela sociale maternità e interruzione volontaria di gravidanza – dati definitivi 2017 smentisce questo ragionamento, poichè “in totale nel 2017 sono state notificate 80˙733 IVG, confermando il continuo andamento in diminuzione del fenomeno, in misura leggermente maggiore rispetto a quello osservato nel 2016 (-4.9% rispetto al dato del 2016 e -65.6% rispetto al 1982”.

“Ancora una volta i diritti delle persone, in particolare delle donne, vengono calpestati in favore del preconcetto e dell’ideologia politica, in totale incoerenza con le indicazioni scientifiche” – dichiara in una nota la Sottosegretaria di Stato alla Salute Sandra Zampa. “Il mio auspicio è che in Italia si possa favorire, sempre ove possibile, il ricorso alla IVG farmacologica come accade in moltissimi Paesi europei, cioè in regime ambulatoriale o di Day Hospital. Sono convinta che anche le Marche torneranno presto sui propri passi, rispettando appieno le Linee Guida di questo Dicastero” – conclude Zampa.

Nascono così spontaneamente nel territorio regionale manifestazioni a difesa della legge 194 e della possibilità di richiedere la pillola nei consultori. Sabato 6 febbraio nelle piazze di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto si sono tenute due manifestazioni aperte a tutta la cittadinanza.

Abbiamo chiesto a Valeria Cardarelli un commento sulla manifestazione “Liberə tuttə”.

“I presidi che nella giornata di ieri sabato 6 febbraio si sono tenuti ad Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto, sotto lo slogan comune Liberə tuttə, hanno origine dalla volontà di donne provenienti da ambiti diversi: associazioni, cooperative, sindacati, collettivi e partiti.
Tutte assieme abbiamo voluto riunirci e ragionare prescindendo dai rispettivi ruoli politici, sociale e lavorativi per rispondere a quello che consideriamo essere un attacco esplicito e deliberato al diritto di autoderterminazione di donne e corpi gestanti.
Convinte di voler dare voce a quello che è un tema trasversale che abbraccia persone di diversa estrazione sociale, culturale e politica abbiamo scelto – da subito – di configurare i detti presidi come eventi “senza bandiere” che potessero in questo modo accogliere e dare voce in modo radicalmente inclusivo e realmente intersezionale alle testimonianze e alla volontà di tuttə.
Assieme ad Elisa Gaggiotti, Laura Gaspari, Cecilia Di Domizio, Raffaella Stacciarini, Elisa Gilormello, Barbara Nicolai e Paola Giovannozzi, abbiamo nel corso dell’ultima settimana lavorato alacremente per coinvolgere rappresentati della società civile e politica che hanno scelto di accettare le condizioni da noi poste, tese ad evitare strumentalizzazioni di un tema che, io e le mie compagne né siamo convinte, sebbene ovviamente di “area” – femminista e antifascista – non deve escludere nessunə da quella che è la volontà di lottare per la tutela dei propri diritti.
È mia convinzione che questo intento sia stato rispettato e che questo abbia comportato il successo della nostra iniziativa.
Ecco i punti tematici che abbiamo presentato in corpo all’appello condiviso con enti ed associazioni:
Rispetto ed implemento delle linee di indirizzo del Ministero della Salute riguardanti l’adeguata metodologia di applicazione della legge 194/78;

  • Somministrazione della RU486 nei consultori e in day hospital per tuttə;
  • Rispetto del diritto alla scelta di donne e soggettività lgbtqia+, il cui corpo sia libero, autodeterminato e non più terreno di contesa;
  • Riqualifica e potenziamento dei consultori, intesi come luoghi di cura, accoglienza e salvaguardia di tutte le soggettività;
  • Garanzia di funzionamento e finanziamento dei Centri Anti Violenza (CAV), affinché mantengano la loro vocazione di genere funzionale alle donne per uscire dalla violenza. Perché le vittime della violenza maschile non vengano messe nella condizione di subire un ulteriore torto: quello del non riconoscimento della loro dignità e individualità.
  • Rifiuto delle politiche di odio xenofobo e razzista che promuovono l’idea di “sostituzione etnica”, tali da dipingere la persona straniera come nemica.

Al nostro appello hanno risposto, per riunirsi nella stessa piazza, soggettività proveniente da ambiti diversi, e questo ha portato ad un momento di unione e comunicazione reale rispetto ad un discorso, quello relativo all’IVG e alla legge 194/78, variegato e multiforme. Le testimonianze sono state molteplici: da quella di chi lottò già 43 anni fa a favore dell’approvazione della 194 a chi, esponente del movimento transfemminista pretende un riconoscimento di quello stesso diritto che vada al di la del concetto di “donna biologica”.
Un macro-tema ed un’intima convinzione in comune: impedire l’accesso alla RU486 nei consultori, rifiutando le linee di indirizzo del Ministero della Sanità è un atto di violenza nei confronti di donne e corpi gestanti. Così come siamo persuase che evocare lo spauracchio – chiaramente filo-fascista – della “sostituzione etnica”, significhi muovere un attacco non solo alle donne biologiche (relegate ad essere mezzo per un fine, quello della riproduzione) ma anche alle soggettività LGBTQIA+, così come delle persone straniere.
Due piazze quelle di sabato esplicitamente e convintamente favorevoli all’aborto e alla legge 194, considerato come un provvedimento di civiltà e di libertà, che necessita di essere implementato e portato finalmente al passo con la contemporaneità, con gli avanzamenti della scienza medica e con l’emergenza pandemica. Una realtà quella dell’IVG che – sono convinta – è giunto il momento di liberare dallo stigma, dalla discriminazione sociale, dalle narrazioni del dolore che vogliono chiunque se ne avvalga vittimə di un senso di colpa spesso introiettato! È diritto delle singole soggettività quello di rendersi finalmente protagoniste delle loro personali narrazioni, del loro sentire, del loro dolore così come della loro liberazione, escludendo (finalmente) quei complessi stereotipici che ci vogliono tuttə madri “per forza”.

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