Uil Marche, Mazzucchelli: “Disoccupazione, Covid e violenze domestiche, la Festa sia punto di ripartenza da una crisi pagata soprattutto dalle donne”

“Non vogliamo che l’8 Marzo sia soltanto l’anniversario del primo provvedimento dell’emergenza sanitaria che ha toccato le Marche, con il dpcm relativo alla provincia di Pesaro ad anticipare di qualche giorno il lockdown nazionale, e lavoreremo affinché diventi il punto di ripartenza delle donne, che più di altri hanno fatto le spese dell’emergenza pandemica”.

Sono le parole di Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche in vista della Giornata Internazionale della Donna.

Con la regione ancora in preda ai contagi e alle chiusure, nulla sembra cambiato. I dati dicono il contrario. Notizie affatto positive. Nel corso del 2020 le Marche si ritrovano con 26mila occupate in meno, con livelli di occupazione paragonabili a 20 anni fa. Il tasso di disoccupazione femminile è all’11% rispetto al 5,8% degli uomini mentre il tasso di inattività è passato dal 35 al 40% (Uil su dati Istat). Numeri che se confrontati con quelli degli infortuni sul lavoro rendono il quadro ancora più sconfortante. Nonostante un numero minore di lavoratrici è infatti aumentata l’incidenza di incidenti rispetto al totale. Se nel 2019 poco più di un infortunio su tre era capitato da una donna, nel corso del 2020, con oltre 6mila denunce Inail, si è sfiorato il 40%. Questo anche perché il Covid si è diffuso soprattutto nel settore della sanità e nell’assistenza sociale: quasi 2000 lavoratrici contagiate, oltre il 70% dei casi di Coronavirus in ambienti di lavoro. Male anche l’imprenditoria femminile che ha perso, secondo i dati della Camera di Commercio, l’1% delle imprese attive. Non che a casa sia andata meglio visto l’incremento, sempre a causa della permanenza forzata tra le mura domestiche, di chiamate al numero verde contro le violenze: 223 da marzo a ottobre 2020 contro le 210 dello stesso periodo 2019.

È giunto il momento di cambiare alla radice l’approccio sociale e culturale che è alla base delle discriminazioni di genere – conclude la segretaria Mazzucchelli – a partire dalla società, e, dunque, anche nella stessa organizzazione del lavoro che deve divenire maggiormente inclusiva a tutti i livelli, favorendo un sistema di valutazione professionale e di formazione che premi equamente le persone. Solo così si potrà davvero far ripartire il nostro Paese. Un sistema industriale che si vuole qualificare come moderno e innovativo non può rimanere ancorato a vecchi stereotipi, non solo ingiusti ma anche ostacolo per lo sviluppo produttivo. Accanto a ciò vi deve essere l’impegno di tutti, donne e uomini, di fare insieme una grande battaglia di civiltà che dalle famiglie, attraversi la scuola, il mondo del lavoro, l’intera società, la politica, e non da ultimo, il sindacato, che abbia come obbiettivo il rispetto dell’altro, del diverso, il raggiungimento della parità di condizioni e l’eliminazione delle disuguaglianze che oltretutto la pandemia ha accentuato”.

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