“Ovviamente non possiamo dichiararci soddisfatti rispetto all’emendamento al decreto legge Concorrenza elaborato dal ministro della Lega Massimo Garavaglia e dalla ministra di Forza Italia Mariastella Gelmini, il quale prevede un bando di gara per le concessioni balneari già a partire dal 1° gennaio 2024. L’approvazione da parte del Consiglio dei ministri è stato un atto dovuto, ma è chiaro che il Parlamento dovrà ora impegnarsi a fondo per cambiare un testo che, così com’è, rischia di innescare una profonda crisi sociale nel nostro territorio con la cancellazione di centinaia di microimprese a conduzione familiare e migliaia di posti di lavoro”.
A dirlo è il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi.
“L’obiettivo – spiega Mangialardi – è tutelare gli investimenti che sono stati realizzati nel corso degli ultimi anni per riqualificare le strutture e rendere competitivo il nostro comparto turistico. Si tratta di un punto ineludibile, insieme alla necessità di offrire certezze immediate agli operatori sul futuro che li attende, anche al fine di salvaguardare la prossima stagione estiva. L’odierna incertezza, infatti, potrebbe paralizzare il settore proprio nel momento in cui inizia a delinearsi la ripresa post pandemia. Auspico davvero che le forze in Parlamento comprendano che in gioco non c’è solo l’esistenza di un modello che è stato capace di produrre servizi di qualità, ma soprattutto ricchezza per l’intera comunità. Quella stessa ricchezza che ora, senza clausole di tutela per le nostre imprese, inevitabilmente verrà drenata da grandi gruppi aziendali, vere e proprie potenze economico-finanziarie, con conseguente impoverimento del territorio”.
“Purtroppo – conclude Mangialardi – oggi scontiamo le difficoltà create dal populismo, dalla demagogia e dalla miope visione elettoralistica di chi, come Lega e Fratelli d’Italia, ha illuso per 15 anni i nostri operatori, facendogli credere che sarebbe stato possibile andare avanti sine die con proroghe di ogni tipo per evitare l’applicazione della direttiva Bolkestein invece di ragionare su soluzioni di medio-lungo periodo. In realtà sapevano bene che questo momento sarebbe arrivato e ora, anziché collaborare a una proposta concreta capace di coniugare concorrenza e diritti di imprese e lavoratori, tentano l’ennesima speculazione politica sui danni che hanno largamente contribuito a creare”.