Alla presenza del Magnifico Messere, il Sindaco Marco Fioravanti, del Presidente del Consiglio degli Anziani Massimo Massetti, dei consiglieri e di numerosi figuranti si è svolta la cerimonia di consegna degli attestati.
Un forte segno della mia appartenenza alla rievocazione storico e all’amore per la mia città. A Roma sfilavo come porta-elmo dell’indimenticato Console di Sant’Emidio Alvaro Pespani. Lui l’elmo non lo indossava mai e fu un onore per me sfilare al suo fianco portando il suo elmo. Alvaro ha davvero rappresentato la fierezza del quintanaro ascolano”.
La Quintana di Ascoli Piceno fu tra le cinque rievocazioni storiche italiane presenti (c’era anche la Giostra di Foligno che, in una data diversa, venne disputata e vinta da Marcello Formica) scelte come manifestazioni collaterali delle Olimpiadi che nel 1960 si svolsero in Italia, a Roma.
Furono circa 1.000 i personaggi in costume chiamati a raccolta nella Capitale, dove la Quintana fu protagonista di un imponente corteo lungo la “Passeggiata Archeologica” e poi della Giostra cavalleresca nel suggestivo scenario del Circo Massimo. Fu anche la prima grande vetrina internazionale per una manifestazione che di lì a qualche anno si sarebbe fatta meglio conoscere e apprezzare in tutta Italia, con frequenti puntate anche all’estero, soprattutto in Europa (fu presente 12 anni più tardi anche alle Olimpiadi tedesche di Monaco 1972).
Quella di Roma ’60 fu proprio una vetrina di lusso se pensiamo che la Rai, a partire dalle ore 18, trasmise in Eurovisione ben 45 minuti della manifestazione (sia il corteo che la Giostra) nel corso di una trasmissione coordinata dal regista Piero Turchetti, quello che molti abbiamo conosciuto con il leggendario “Rischiatutto” (ricordiamo il famoso “fiato alle trombe Turchetti” di Mike Bongiorno). Conduttore della diretta Rai della Quintana fu il grande Enzo Tortora.
La data di questa edizione speciale della Quintana era già stata fissata da mesi: domenica 4 settembre. Dopo la Giostra ascolana di agosto (vinta da Angelo De Angelis del Sestiere della Piazzarola), le prove al Campo dei Giochi continuarono. Anzi, si intensificarono, alla presenza dello stesso Turchetti e dei suoi collaboratori ascolani (il mossiere Giulio Franchi, l’aiutante di campo Enrico “Rirì” Angelini Marinucci, lo scenografo Alberto Costantini, il maestro degli sbandieratori Danilo Ciampini e tanti altri).
Nel frattempo l’avvenimento venne presentato in pompa magna a Roma al “Centro di Valorizzazione delle Marche” dal presidente dell’Ente Provinciale Turismo di Ascoli, il professor Nicola Laloni. Dopo le prove generali al campo Squarcia di mercoledì 31 agosto, finalmente si partì. Sabato 3 settembre alle ore 9 da Ascoli mosse un’autocolonna formata da una decina di automobili e quindici pullman, oltre ad un autocarro con rimorchio che trasportava il materiale (attrezzature varie, costumi, strumenti musicali, ecc.). I quintanari presero posto su auto e pullman e la carovana mosse lungo la via Salaria. Alle ore 12 fu programmata la sosta per il pranzo a Rieti. Erano pronti mille cestini-viaggio, mentre tutti i bar della città erano convenzionati per la distribuzione delle bevande. Alle ore 15 l’arrivo a Roma.
La comitiva venne alloggiata presso l’Associazione Nazionale Scuola Italiana (gli uomini) e in un vicino collegio di religiose (le donne). In serata le prove: lungo la “Passeggiata Archeologica” e al Circo Massimo, dove si sarebbe svolto il clou della manifestazione, quella che si concluse con l’assegnazione del Palio al Sestiere vincitore, realizzato dall’artista ascolano Giuseppe Rosati. La comitiva era guidata dal sindaco-Magnifico Messere Serafino Orlini e dalla giunta comunale al gran completo. I “notabili” ascolani vennero anche ricevuti in forma ufficiale in Campidoglio e, per l’occasione, sulle scale del Campidoglio si schierarono le chiarine della Quintana che suonarono l’inno delle Olimpiadi e gli squilli della Quintana. Fu un successo anche di pubblico: lungo il percorso del corteo, e poi al Circo Massimo, furono davvero tanti i romani e gli stranieri: oltre 50.000 persone. Durante il corteo un elicottero lanciò sulla folla 100.000 manifestini dell’evento. Inoltre, a tutte le agenzie di viaggio di Roma nei giorni precedenti erano stati distribuiti 30.000 opuscoli illustrati della Quintana in quattro lingue.
Anche da Ascoli giunsero parecchie persone per assistere a questa edizione speciale della Quintana, tanto che l’allora Enal (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori) organizzò dei pullman che mossero alla volta di Roma all’alba di quel 4 settembre partendo da Piazza Roma. Un viaggio di andata-ritorno, comprensivo dell’ingresso al Circo Massimo, al costo di 1.500 lire. Qualcuno raggiunse Roma perfino in moto.
Tutti gli ascolani diretti verso la Capitale vennero forniti di uno disco pubblicitario con i colori della città e la scritta “Quintana” da applicare sul parabrezza delle auto e sulle moto. Quella di Ascoli fu l’unica manifestazione ad essere trasmessa in diretta tv. Pensate che il giorno prima milioni di telespettatori avevano seguito la finale olimpica dei 200 metri vinta dall’italiano Livio Berruti.
La Quintana fu vinta dall’ascolano Luigi Civita del Sestiere di Porta Romana. Un successo che si porta dietro leggenda ma anche polemiche mai sopite, con la Piazzarola e il cavaliere De Angelis che reclamano quel successo. Civita vinse con 630 punti e lasciò il Circo Massimo con in mano il maestoso Palio che il Magnifico Messere, l’allora sindaco di Ascoli Serafino Orlini, aveva consegnato al console di Porta Romana Nino Aleandri. Entrata e uscita dal campo avvennero sotto una perfetta ricostruzione di Porta Tufilla, realizzata grazie al lavoro curato dal professor Alberto Costantini, indimenticabile insegnante ascolano. Alle spalle di Civita, che ad Ascoli aveva vinto nel 1956, al secondo posto Angelo De Angelis, 20 anni, romano, per il Sestiere della Piazzarola, che aveva vinto un mese prima ad Ascoli e avrebbe fatto sue anche le successive Giostre del 1961 e 1962. Al terzo Marcello Formica di Porta Solestà che aveva vinto la Quintana nel 1958 e 1959. Quarto Mario Torcini di Porta Maggiore il quale nell’occasione aveva preso il posto del “maresciallo di cavalleria” Ernesto Maltempi che aveva giostrato due volte ad Ascoli. Quinto un altro laziale, Eugenio Santoni di Allumiere, che con Sant’Emidio aveva vinto ad Ascoli nel 1957. Sesto l’ascolano Giovanni Castelli, detto Mengò, che aveva vinto la prima edizione della Quintana nel 1955. Tra i numerosi ospiti d’onore anche donna Carla Gronchi, moglie dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, il ministro del Turismo e Spettacolo Alberto Folchi con il suo sottosegretario l’ascolano Renato Tozzi Condivi, gli ambasciatori di Svizzera, Danimarca e Stati Uniti. La Quintana “olimpica” finì lì, ma non certo la sua eco.
Indimenticabile, per chi ha avuto la fortuna di essere presente quel giorno, quando ad un certo punto gli altoparlanti del Circo Massimo diffusero il suono festoso delle campane delle chiese che ad Ascoli vennero sciolte tutte. Quel giorno a Roma c’era idealmente una città intera, con tutta la sua storia millenaria”.