E’ ripresa in tutte le Marche l’attività per il controllo dei cinghiali dopo l’allarme che era scattato a seguito dell’entrata nella Zona Arancione. La caccia, in effetti non era stata mai chiusa, ma i cacciatori che fanno le battute di selezione dell’animale, non potendo passare da un Comune all’altro, hanno dovuto sospendere l’attività. E’ accaduto che le organizzazioni della Caccia hanno subito attivato la Regione manifestando le loro preoccupazioni per la sicurezza del territorio.
“Il Prefetto di Ancona Antonio D’Acunto ha espresso un parere positivo alla nostra richiesta avanzata subito dopo che le Marche sono diventate zona arancione” ha detto il vice presidente della Regione Mirco Carloni – Si può quindi autorizzare la mobilità dei cacciatori per raggiungere le rispettive aree di caccia al cinghiale in forma collettiva dalla propria residenza”.
Un problema che riguarda anche un territorio come il Piceno, al confine con l’Abruzzo, e si spera che si possa avere la stessa celerità nella risposta alle richieste di deroga anche se sulla riapertura della caccia al cinghiale, ottenuta in maniera fulminea, hanno protestato numerose sigle ambientaliste perché, secondo loro, gli assembramenti non verranno evitati.
La notizia della riapertura della caccia al cinghiale in ogni caso non è piaciuta a parrucchieri, barbieri, estetisti e in generale degli operatori alla cura della persona proprio perché, causa Dpcm, i loro clienti invece non possono raggiungerli.
“Sarebbe corretto stabilire un raggio di movimento in termini di chilometraggio per le persone rispetto a tutte le attività – ha sottolineato Francesco Balloni, direttore Cna Picena – Per noi salute e lavoro sono le priorità, ci auguriamo che siano messe ai primi posti: ci aspettiamo delle battaglie quindi anche per le attività produttive. Tutto è importante, ma diamo delle priorità “.