Democrazia e pace. Per una volta vogliamo usare parole dal valore positive per descrivere la lotta alla guerra e alla follia, perché non c’è giustificazione alla distruzione di vite umane. La condanna alla guerra e ai suoi artefici è netta e senza attenuanti.
Non è retorica invocare la pace in ogni luogo, non è retorica parlare di democrazia intesa come tolleranza, dialogo e sovranità popolare basata su regole condivise. L’indifferenza causerebbe un’altra morte, quella civile.
Ancora una volta sulle testate giornalistiche constatiamo un tagliente linguaggio bellico e dopo le vittime del virus ora ci ritroviamo ad elencare le vittime delle armi. Ma causate da un’aggressione di tutt’altro genere e inaccettabile: quella umana.
Il mondo è attraversato da conflitti interminabili e ora assistiamo a una nuova guerra che è entrata nelle nostre vite con macerie e visioni terrificanti anche di bambini senza vita. E come professionisti dell’informazione ci interroghiamo sulla forza e l’opportunità di alcune immagini che frantumano certezze e lasciano senza fiato. In questo terribile scenario è doveroso constatare la grande professionalità di molti nostri inviati che rischiano ogni momento la vita per raccontare il presente e il futuro della realtà in cui viviamo. Rappresentano un importante baluardo verso la ricerca della verità. Perché in guerra, spesso tra le vittime, di cui si dovrà rendere conto, rischia di esserci proprio la verità.