Se vi piacciono le storie del passato, tra miti e leggende, appena fuori le porte di Ascoli si nasconde un luogo, avvolto nel mistero.
L’Italia è da sempre piena di storia, dai romani al medioevo, tutto ha un sapore storico affascinante, difficile da trovare così presente nel resto del mondo. La morfologia del nostro paese ha fatto sì che nel centro Italia si sviluppassero dei paesini incastonati sopra le rocce, dei piccoli feudi attrezzati per la difesa contro il nemico.
Questa caratteristica rende ogni posto suggestivo, a volte alimentato da misteri, miti e leggende. Ascoli Piceno è una di quelle città che ha tutte queste caratteristiche e risplende nella sua storica bellezza.
Ascoli è una città dai mille volti e dalle mille caratteristiche ed è davvero bello e suggestivo perdersi per le vie della città. Uno dei luoghi più celebri è sicuramente piazza del popolo, un luogo che ci riporta indietro nel tempo. Esattamente come Venezia e poche altre città italiane, Ascoli Piceno è divisa in sestieri, sei quartieri, ognuno con il proprio stemma e i propri colori. Porta Maggiore in nero e verde, Piazzarola in bianco e rosso, Sant’Emidio in rosso e verde, Porta Romana in rosso e blu, Porta Solestà in giallo e azzurro e Porta Tufilla in rosso e nero.
Ogni estate i sestieri si sfidano nella Giostra della Quintana, una rievocazione storica che coinvolge cortei, tornei cavallereschi e spettacoli che sembrano usciti direttamente dal Cinquecento. Un luogo dove immergersi nelle usanze del passato, nelle sue caratteristiche e nei suoi misteri. Ad Ascoli Piceno alcuni vicoli vengono chiamati “rue”. Il termine deriva dal latino “ruga” e viene utilizzato per identificare soprattutto quelle vie che portano dalle mura al cuore del centro storico.
Appena fuori dalle mura delle città, vicino a un ponte romano e porta Solestà, si trova una fonte misteriosa che porta con sé una leggenda religiosa.
Attualmente si presenta come un bellissimo lavatoio, che nasconde un po’ la vera storia di questo luogo, legata molto al patrono della città, Sant’Emidio.
La storia di questa fonte è legata alla tradizione di uno dei prodigi che operò nella città: sant’Emidio, martire, patrono e primo Vescovo di Ascoli Piceno. Si narra che Sant’Emidio, non avendo a disposizione l’acqua necessaria per battezzare tutti i nuovi fedeli convertiti al Cristianesimo dalla sua predicazione, se la procurò battendo un sasso nei pressi dell’attuale Borgo Solestà, da cui fece sgorgare la sorgente che alimenta questa fonte, più volte trasformata nei secoli: oggi si presenta come un elegante lavatoio in travertino a cinque arcate, con resti di strutture risalenti al XII secolo.
Un luogo tutt’ora molto suggestivo e apprezzato per leggenda che nasconde questa fonte, un luogo miracoloso e di fede, legato ad un personaggio importante della città. Un’altra tradizione, vuole che l’acqua della sorgente sia scaturita dalla pietra che fu il punto dove cadde e rotolò la testa decapitata di Sant’Emidio, il cui martirio si compì a Porta Solestà, nel luogo dove ora sorge il tempietto di Sant’Emidio Rosso, nelle vicinanze della fonte. Due leggende storiche che rendono ancora più affascinante e misteriosa questa bellissima città.