“Nel carcere di Marino del Tronto comandano i detenuti”, la denuncia del Sindacato Autonomo Ruolo Agenti Penitenziaria di Ascoli

«Nel carcere di Marino del Tronto comandano i detenuti» E non c’è giorno in cui non viene ferito un agente.

Inizia così il comunicato della segreteria generale del SARAP di Ascoli Piceno, Sindacato Autonomo Ruolo Agenti Penitenziaria, inviato alla nostra redazione oggi 19 marzo.

E’ un crescendo di aggressioni contro la Polizia Penitenziaria. Tutta colpa dell’operazione che doveva essere temporanea, ma così non è stato, di sfollamento avvenuto nella primavera scorsa dopo le rivolte e i tumulti avvenuti a Modena e non solo, infatti L’istituto di Ascoli ha una intera sezione dove sono stati ubicati tutti quei detenuti che hanno provocato ingenti danni alla struttura di Modena, appiccando incendi, devastando suppellettili, rendendo inagibile una intero reparto, questo ha portato a decisioni troppo affrettate che hanno visto ubicati in massa tutti quei detenuti rivoltosi in un’unica sezione detentiva nell’istituto di Ascoli.” – si legge nel comunicato.

“Da allora Ascoli è una BOLGIA:Risse tra detenuti, particolarmente violente, e ogni volta sono finiti al pronto soccorso anche gli agenti di Polizia Penitenziaria. I detenuti, continuano a devastare uffici, fabbricano armi rudimentali, e li usano per minacciare gli agenti della Polizia Penitenziaria. Detenuti che non gradiscono l’arrivo di nuovi giunti in cella e così si sfogano contro l’agente che ce li accompagna. Aggressioni alla Polizia Penitenziaria, in nome di Allah. Risultato, contusioni varie, e arti rotti. Minacce di morte al personale di Polizia. Sputi in faccia ai Poliziotti da parte dei detenuti. Ed altri casi di violenza che avvengono quotidianamente, Sembra una storia senza fine.”

“Il S.A.R.A.P. che è nato a tutela di quel ruolo degli Agenti/Assistenti che sono coloro che vivono in prima linea tali situazioni, non trova mai queste notizie sui giornali nazionali; Nonostante oggi, nelle carceri italiane aggressioni, risse, colluttazioni sono decine e decine, ed a farne le spese, quasi sempre, sono stati gli agenti: ormai, con una regolarità davvero impressionante, tutt’al più rinveniamo trafiletti distratti nelle cronache locali, dove Noi inviamo la notizia, invece quando c’è da infangare l’operato della Polizia Penitenziaria, che porta il giornalista come si soul dire, a stare sul pezzo, troviamo i titoloni in prima pagina.”

Oggi ad Ascoli la Polizia Penitenziaria, e soprattutto quel personale appartenente al ruolo Agenti/Assistenti, che vive in prima linea queste situazioni, non ce la fa più a fungere da parafulmine per quei ruoli civili che si Approntano a valutare tali situazioni CRITICHE, comodamente seduti dietro la loro bella scrivania, dopo che l’ evento sia terminato, il S.A.R.A.P. chiede agli organi in indirizzo di provvedere con mezzi anche legislativi per poter ridare quel “potere” allo stato, rappresentato dalla Polizia Penitenziaria all’interno degli istituti di pena, dove oggi, si è consegnato il mantenimento della “pax detentiva” ai detenuti» e i detenuti, senza più controllo dovuto alle celle aperte” e “sorveglianza dinamica”, adesso provvedono a garantirla con metodi e regole criminali, portando Il sistema penitenziario», denunciamo Noi del S.A.R.A.P., « sempre più fuori dal controllo della Polizia e di quegli organi preposti che non indossando una divisa, faticano a percepire le dinamiche di quanto accade a danno dei Poliziotti Penitenziari.”

“Tutto questo ad Ascoli e su tutto il territorio Nazionale, porta il Poliziotto impegnato in prima linea, a non esercitare il proprio compito con la stessa dedizione di sempre, oggi dire il contrario ci porterebbe ad essere troppo masochisti. Infatti oggi si monta all’interno delle sezioni detentive con consapevolezze diverse, oltre a dover riportare la pellaccia a casa, dobbiamo stare attenti o non prestare il fianco alla criminalità, alle false denunce di chi magari devi controllare che quasi mai ha qualcosa da perdere, alle pretese, il più delle volte fuori da ogni comprensione, di chi ti dirige che teoricamente dovrebbe essere il primo a tutelarti.”

“Messi da parte questi brutti pensieri, il Poliziotto Penitenziario ha pure una Famiglia che ti condiziona quando sei difronte una scelta e pensi se sia, «meglio un brutto processo o un bel funerale»
Per anni ci siamo ripetuti questa frasetta, poi i brutti processi sono iniziati , e la magistratura nei confronti di chi difende la legge è (giustamente ?) implacabile, spesso rapida se consapevole di poter giungere a condanna, oppure inusualmente lenta se consapevole degli eventuali scoop mediatici che, in fondo in fondo, fanno sempre bene alla carriera. Questo è lo spirito che oggi abbiamo rilevato nei Poliziotti Penitenziari su tutto il territorio nazionale, è pertanto bisogna procedere con celerità, per ridare la giusta serenità lavorativa e la dovuta tutela a chi esercita il proprio compito istituzionale all’interno delle sezioni detentive rappresentando lo Stato a cui Tutti apparteniamo.” – conclude la segreteria del SARAP.

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