Dalla foto d’annata è praticamente impossibile capire di chi si tratta, solo i veri appassionati sapranno scoprire la sua identità.
Chi è il bambino nella foto? Classe 1976, il padre era un patito di tennis, giocava a livello amatoriale ma ha fatto anche l’arbitro per un po’ di tempo. Quando nel 1985 dovette dirgli addio fu un momento abbastanza complicato: rimasero da soli lui e i fratelli Raphel e Guillherme – quest’ultimo scomparso nel 2007 a causa di una paralisi cerebrale.
La sua carriera inizia a soli sei anni, cresce come professionista sotto la guida di Larry Passos – un amico di famiglia che diventerà poi il suo allenatore. Nello scatto amarcord non dev’esser stato tanto più vecchio.
In molti non riusciranno a capire di chi si tratti, è abbastanza complicato anche per chi segue lo sport. Eppure i lineamenti sono davvero inconfondibili, come lo sguardo e il sorriso contagioso. La foto pubblicata su Instagram per celebrare il Giorno dello studente in Brasile ha fatto il pieno di like.
Chi è questo bimbo? Il brasiliano che stregò il mondo del tennis
I suoi avversari lo ricordano come un giocatore davvero temibile, soprattutto per la sua scarsa compassione durante i match. Gustavo Kuerten, detto Guga, in campo non ha mai regalato nulla: alto, magro e riccioluto ha vissuto appieno il periodo di transizione del tennis mondiale negli anni ’90. Tra i suoi colpi migliori indubbiamente il rovescio a una mano, nonostante fosse un atleta abbastanza equilibrato e completo sotto tutti punti di vista.
In carriera ha raggiunto ben 29 finali Atp, trionfano venti volte in singolo e otto in doppio. Il suo periodo migliore sul finire del secolo: nel 1997 vince il Roland Garros (si ripeterà sia nel 2000 che nel 2001) poi conquista gli Internazionali d’Italia e l’Open di Montecarlo nel 1999. È il 4 dicembre del 2000 quando Kuerten raggiunge il tanto agognato primo posto nella classifica mondiale.
Si ritira nel 2008 a soli 32 anni dopo svariati problemi fisici e interventi chirurgici – a fermarlo furono soprattutto le sue anche. Chiude a Florianopolis in aprile, a casa sua, con una vittoria; l’addio fu ufficializzato solamente un mese dopo al Roland Garros. Il rimpianto – sia suo che dei fan – è forse di non averlo visto raccogliere quanto meritasse davvero.
