Una storia incredibile che coinvolge una piccola azienda del Piceno che è finita al centro di un’indagine legata ad un attentato
Progettare e costruire macchine volanti, essere all’avanguardia e anche un punto di riferimento per tanti appassionati, fare questo lavoro con passione e dedizione, ma finire con grande sorpresa e stupore al centro di un’indagine di stampo terroristico a livello mondiale.
E’ quanto è successo e sta succedendo, loro malgrado, ad un’azienda del settore, molto conosciuta dagli esperti, che si chiama Fly products srl che si trova a Grottammare e realizza dei velivoli ultraleggeri per veri appassionati, ma innocui che però sarebbero stati utilizzati da un gruppo di terroristi per effettuare un attentato in Turchia a settembre del 2022.
In quell’attacco, dove sono stati utilizzati questi velivoli, è morto un agente di polizia che era all’interno della caserma a Mersin, in Turchia. E dopo due anni, la piccola azienda, unica in Italia e che opera nel settore da circa 26 anni, che realizza dei deltaplano a motore, è finita in un’inchiesta terroristica.
A indagare è stata Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona che ha coinvolto la Digos di Ascoli, naturalmente allertata dall’Interpol. Una prassi come quella di andare a verificare ordini e mail e cercare di capire a chi sono andati a finire per vedere se ci sono dei collegamenti. Un fulmine a ciel sereno per l’azienda che, dal canto suo, non fa che realizzare da anni macchine del genere e non fa certo nulla di male. Tutt’altro.
Il proprietario si è messo a disposizione
La Digos di Ascoli ha fatto alcune indagini e anche dei sopralluoghi a carico dell’amministratore delegato Vignini, il quale è rimasto stupito da quello che stava succedendo, ma allo stesso tempo, sapendo di non sapere nulla di quello che è successo, si è messo a disposizione per fare chiarezza su quanto sta avvenendo.
Sul povero amministratore delegato la magistratura contesta l’articolo 81 comma 2 e 270 del codice penale che, teoricamente, punisce chi “mette a disposizione beni o denaro, in qualunque modo realizzati, destinati a essere in tutto o in parte utilizzati per il compimento delle condotte con finalità di terrorismo”.
Il proprietario, fondatore e amministratore delegato Enrico Vignini non crede a quello che gli sta capitando, ma allo stesso tempo si è messo a disposizione delle forze dell’ordine per fare chiarezza su quanto sta avvenendo.
L’attenzione sulla notizia ha creato parecchie polemiche e allo stesso tempo anche curiosità, tanto che lo stesso Vignini ci ha tenuto a precisare che, naturalmente, lui è ignaro di tutto quello che sta capitano, anche perché l’azienda è conosciuta dagli esperti del settore, anche se quanto accaduto in Turchia due anni fa “è fuori dalla nostra portata“.