Non solo soda caustica, nel latte anche altro: i dettagli

Una storia che sta creando parecchio rumore all’interno della Regione Marche, con il governo che spinge affinché si faccia chiarezza

E se non ci fosse solo soda caustica ma anche altro? Sarebbero anche questi i timori venuti fuori nelle ultime ore durante i controlli e i test che si stanno facendo sui prodotti che sono stati prelevati dai Nas di Ancona nella perquisizione effettuata presso le aziende di Fattorie Marchigiane di Colli al Metauro, azienda controllata Trevalli Cooperlat. La Procura di Pesaro ha disposto queste genere di esami e attende l’esito nei prossimi giorni, sperando di non trovare altro che non sia quanto si suppone, ovvero la soda caustica per nascondere il fatto che qualche prodotto era andato a male.

Il caos
Un bicchiere di latte sano (Facebook ascolicityrumors.it)

 

Nei prodotti che sono stati prelevati, la Procura ha disposto una serie di prelevamenti ed esami dettagliati e specifici, perché c’è un’indagine in corso per la quale si sospetta che in alcuni prodotti messi in commercio e altri tenuti negli stabilimenti ci fossero sostanze che sono severamente vietate come la soda caustica e l’acqua ossigenata utilizzate. Ma c’è qualcosa di più. o meglio ci potrebbe essere.

Il timore che ci possano essere anche antibiotici fuori dal consentito

I controlli
Un agente dei Nas che verifica che tutto sia a posto (Ansa ascolicityrumors.it)

 

Le analisi condotte dall’istituto zooprofilattico di Perugia mirano a verificare che ci possa essere una contaminazione da aflatossine e ma anche antibiotici superiori al limite consentito. E se così fosse, la posizione della Trevalli non si metterebbe per niente bene, anche perché sono sostanze che non si possono inserire all’interno di prodotti che poi vanno in commercio per frode, ma soprattutto per la salute delle persone, l’aspetto più importante di tutti e che viene sottovalutato un po’ troppo se poi i comportamenti sono questi.

E c’è anche la spiegazione tecnica da parte di un analista dell’Istituto zooprofilattico di Perugia in un emittente locale spiega nel dettaglio cosa si sta cercando e cosa si dovrebbe evitare di cercare: “I mangimi vengono stoccati all’aperto e all’umidità può far proliferare delle muffe, in queste vengono prodotte le aflatossine, ad esempio la B1. Quando le bovine consumano il mangime, metabolizzano le aflatossine e la espellono nel latte come tossina M1. Con le analisi noi cerchiamo l’eventuale presenza di B1 e di M1 che ad occhio nudo non si vedono“.

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