L’occupazione abusiva degli immobili è una piaga in grande crescita nel nostro Paese: la legge, però, ci consente di tutelarci.
L’occupazione abusiva degli immobili è un fenomeno diffuso in Italia, di cui si sono occupate, in questi mesi, anche diverse trasmissioni televisive. Tutto ciò ha implicazioni significative non solo per i proprietari degli immobili, ma anche per l’ordine pubblico e il tessuto sociale delle comunità colpite. Ecco cosa dice la legge sul punto.
L’occupazione abusiva si verifica quando persone entrano e utilizzano un immobile senza l’autorizzazione del proprietario. Questo può avvenire in edifici residenziali, commerciali o pubblici, e spesso coinvolge individui o famiglie in situazioni di grave difficoltà economica. Nonostante le motivazioni che spingono all’occupazione abusiva possano essere comprensibili, il fenomeno crea una serie di problemi legali e sociali.
Occupazioni abusive degli immobili: cosa dice la legge
Dal punto di vista legale, l’occupazione abusiva è un reato. Tuttavia, la procedura per il recupero degli immobili può essere complessa e lunga. I proprietari devono spesso affrontare una burocrazia lenta e costosa per ottenere un ordine di sgombero, il che significa che gli occupanti possono rimanere nell’immobile per mesi, se non anni. Questo processo può essere particolarmente frustrante per i proprietari di piccole proprietà che contano sull’affitto come fonte di reddito.
Quando l’occupazione abusiva è dovuta alla mancata evacuazione da parte di un inquilino il cui contratto di locazione è scaduto, il proprietario può ricorrere alla procedura di sfratto per finita locazione, ai sensi dell’articolo 657 del Codice di Procedura Civile.
In assenza di un contratto di locazione, i proprietari devono intraprendere azioni legali più complesse per rivendicare la loro proprietà. L’azione di rivendicazione della proprietà è regolata dall’articolo 948 del Codice Civile. Necessario presentare prove concrete, come atti di acquisto o documenti di successione, per dimostrare il diritto di proprietà.
L’azione di reintegrazione nel possesso, o di spoglio, disciplinata dall’articolo 1168 del Codice Civile, è applicabile quando il proprietario è stato privato del possesso dell’immobile senza il suo consenso. È essenziale agire entro un anno dallo spoglio, con termini che possono variare se l’occupazione è avvenuta con violenza o clandestinamente.
La tutela cautelare d’urgenza, prevista dall’articolo 700 del Codice di Procedura Civile, rappresenta un’opzione strategica per ottenere provvedimenti temporanei in attesa della decisione finale del giudice. Questa misura è particolarmente utile quando il tempo è un fattore critico e permette di impedire ulteriori danni o perdite.
Oltre a recuperare l’immobile, i proprietari possono cercare un risarcimento per i danni subiti a causa dell’occupazione abusiva. Il risarcimento può coprire sia i danni emergenti, come il degrado dell’immobile e le spese legali, sia il lucro cessante, che include i guadagni mancati come i canoni di locazione non percepiti.