C’è chi contesta in maniera rumorosa e con un po’ di violenza, chi invece è scontento lo stesso ma prova comunque a ragionare e aspettare
Una contestazione vigorosa ma culturale e quasi sorridendo. Gli agricoltori delle Marche, almeno una parte di essi, si sono dati appuntamento a Jesi, in provincia di Ancona, per creare un primo presidio e cominciare anche loro una protesta. Non vogliono essere da meno, anche perché pure da queste parti non c’è soddisfazione per quello che si sta decidendo in Europa sul Green Deal e tanto altro e allora si parte con una protesta rumorosa, ma al tempo stesso particolare e assai vibrante. E’ partita così alla periferia di Jesi, più precisamente in via don Rettaroli, nei pressi di un grande supermercato, la manifestazione da parte di alcuni agricoltori jesini e marchigiani.
Non c’è stato nulla di organizzato anzi tutto è stato organizzato in fretta e furia e tramite i social. Pochi pensavano che la riposta potesse essere così rapida e istantanea. Tutto è stato avviato tramite una chat su WhatsApp che ha dato il via e nel giro di pochissimo tempo sono arrivate migliaia di adesioni. Talmente tanti che, per non avere problemi e non crearseli uno degli organizzatori, una donna che fa l’agricoltore a Chiaravalle e si chiama Elisa Fulgenzi, sarebbe andata direttamente alla Questura per chiedere il permesso che ha subito ottenuto per poter creare e fare un presidio statico, ovvero senza cortei e con qualche trattore che non può restare lì fermo, ma arriva e poi riparte per andare via. Insomma, una protesta singolare ma anche ha avuto comunque un ritorno perché tanti sui social ne stanno parlando e tanti anche stanno partecipando.
Arrivano, protestano e vanno via: siamo delusi ma protestiamo col sorriso
Come promesso e garantito, i trattori arrivano, stazionano, si salutano, condividono la protesta e poi vanno via, anche perché non possono restare lì fermi, altrimenti non sarebbe più un presidio statico, ma altro. E la Questura e le forze dell’ordine che sono lì a controllare non lo potrebbero permettere, anche perché poi si trasformerebbe in altro. L’altra cosa che va rimarcata, e che si è notata in tutte le proteste che ci sono state in tante parti d’Italia, è che tanti agricoltori non hanno con sé alcuna bandiera di associazioni di categoria, proprio per far vedere che è una manifestazione indipendente, bensì il tricolore. E tanti lo sventolano con orgoglio.
Sono per lo più piccoli produttori che, almeno per adesso, manifestano il loro dissenso con ordine e tranquillità quasi col sorriso, anche se non c’è alcuna voglia di sorridere, visto che la categoria è vessata da più parti. Ma si fanno forza tra loro, e stanno insieme. Si sono organizzati per bene e sperano che il Governo faccia la propria parte per supportarli come ha spiegato anche la Meloni. Da queste parti però, come del resto in tutta Italia, adesso aspettano solo i risultati e le prove di quanto sostenuto dal Ministro e dalla Premier. E nel frattempo mangiano i loro prodotti ed espongono scritte con “Uniti contro le ecofollie europee“, “Basta caro gasolio ingiustificato“, e ancora “Prezzi onesti per i nostri prodotti italiani, stop importazioni“. Ci sono anche striscioni in dialetto jesino: “La carne sintetica ve la magnade voaltri“. Ci sono tanti ragazzi e anche qualcuno più grande, insieme cantano anche e quando si sente l’inno di Mameli, tanti mettono la mano sul petto e sul cuore.