Un ragazzo di Fermo è morto in carcere: la famiglia accusa

Aveva 29 anni, tanti problemi, ma era troppo giovane e anche tanto malato, ma si poteva e si doveva fare di più

Non si può morire così. Da soli, impiccati a 28 anni. All’interno della propria cella, senza che nessuno si sia accorto di nulla. Ancora una tragedia nelle carceri italiane. E’ la numero 24 dall’inizio del nuovo anno. Troppe, l’ennesima senza che ci sia una spiegazione plausibile che non c’è mai. Un ragazzo di 28 anni è stato trovato morto all’interno della propria cella dell’istituto penitenziario di Parma. Era un ragazzo di Fermo, si trovava in isolamento, ma stava male. Da quanto risulta si sarebbe tolto la vita impiccandosi con un lenzuolo.

Il dramma
Una delle tante case circondariali che ci sono in Italia (Ansa Ascolicityrumors.it)

 

La famiglia appena ha saputo cosa era successo, è rimasta sbigottita, paralizzata e allucinata. Era una ragazzo che aveva problemi di tossicodipendenza, era fragile e aveva bisogno di aiuto. E, a quanto è noto e soprattutto per come è stato trovato, è una di quelle morti che non può avere una spiegazione. La famiglia del detenuto non capisce come sia potuto succedere e chiede spiegazioni per quello che è successo, per questo a breve depositerà un esposto in Procura per chiarificazione perché quanto è successo non doveva accadere, visto che c’è la responsabilità del carcere.

L’avvocato della famiglia: “Vogliamo capire come sia possibile morire in cella d’isolamento”

La tragedia
Le carceri italiane e i detenuti che chiedono di cambaure (Ansa Ascolicityrumors.it)

 

Il ragazzo deceduto aveva queste iniziali, A. T., era italiano e originario di Fermo, un ragazzo marchigiani. Il papà è di nazionalità marocchina, mentre la mamma è di Fermo. Aveva 28 anni e aveva problemi di tossicodipendenza, era in carcere da dicembre e da cinque giorni si trovava in cella d’isolamento per motivi disciplinari. Non stava bene, aveva problemi e probabilmente, a quanto si apprende aveva dato in escandescenza con qualche guardia e anche alcuni detenuti. “Si era innervosito e le guardie lo hanno calmato somministrandogli un ansiolitico e da lì era stato messo per qualche giorno in isolamento. Non era un ragazzo facile, ma la famiglia vuole capire cosa è successo” ha spiegato il legale della famiglia del ragazzo Ficiarà.

Vogliamo comprendere le cause del decesso – ribadisce il legale della famiglia del giovane fermano – ma anche accendere i riflettori sui troppi drammi che avvengono negli istituti penitenziari”. Il giovane ragazzo si trovava in carcere per una rapina commessa a Civitanova a maggio dell’anno scorso. Voleva finire di scontare la sua pena, aveva il desiderio di rifarsi una vita una volta tornato in libertà. Ma non sarà più così perché è morto in cella d’isolamento impiccandosi con il lenzuolo.

Impostazioni privacy