Sgominata nelle Marche una rete di imprenditori e amministratori dediti al traffico illecito di rifiuti, con sversamenti inquinanti.
Un’operazione dei carabinieri forestali coordinata tra più province delle Marche, Ascoli inclusa, ha scoperto una rete di persone e società dedita al traffico illecito di rifiuti, con sversamento di liquami inquinanti in alcuni corsi d’acqua marchigiani.

Le indagini sono state dirette dalla Dda di Ancona e condotte dal Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale (Nipaaf) di Ancona, con la collaborazione del Nucleo Forestali di Arcevia e ha coinvolto oltre ai carabinieri forestali della provincia di Ancona, anche quelli delle province di Ascoli e Macerata.
Sono state indagate otto persone per i reati di inquinamento ambientale e corruzione, tra loro anche un funzionario della Regione Marche. Di seguito, tutti i dettagli dell’operazione.
Indagate otto persone per inquinamento ambientale e corruzione
Nell’indagine per traffico illecito di rifiuti, i carabinieri forestali delle province di Ancona, Ascoli e Macerata hanno sequestrato tre impianti per la produzione di biogas, un allevamento di bovini e beni per un valore complessivo di 223mila 200 euro. Le persone indagate sono residenti nelle province marchigiane indicate e si tratta di proprietari, amministratori e consulenti tecnici degli impianti di biogas e dell’allevamento di bovini, incluso un funzionario della Regione Marche accusato di corruzione.

I proprietari, amministratori e consulenti degli impianti sono accusati di di aver gestito abusivamente oltre 3.800 tonnellate di liquami e di residuo del processo di digestione anaerobica, con conseguenze dannose per l’ambiente. La gestione illecita dei liquami e rifiuti sarebbe avvenuta in soli quattro mesi.
Invece il funzionario della Regione Marche, accusato di corruzione, avrebbe agevolato la conversione illegittima di un impianto da biogas a biometano, in cambio del denaro, concedendo un’autorizzazione non conforme alla normativa ambientale vigente. La somma sarebbe stata promessa al funzionario dal responsabile legale di uno degli impianti sequestrati.
I rifiuti smaltiti illecitamente consistono soprattutto in liquame bovino e residui della produzione di biogas. Queste sostante sarebbero state sversate in alcuni affluenti del fiume Esino, in provincia di Ancona. Sversamenti illeciti che hanno causato gravi danni ambientali, con la morte della fauna ittica per anossia e la contaminazione delle acque potabili, utilizzate in alcune aree rurali della regione.
Le indagini erano partite a seguito delle analisi condotte dall’Arpam sulla qualità dell’acqua nella vallata del fiume Esino, che avevano rilevato un aumento anomalo e preoccupante del livello di nitrati. Una situazione risalente già al 2013. In particolare, era stata scoperta una contaminazione crescente in un pozzo vicino ai corsi d’acqua inquinati. Contaminazione che aveva portato l’Arpam a dichiarare l’acqua non potabile.
I carabinieri forestali hanno accertato anche la gestione illecita dell’allevamento di bovini sequestrato, con un numero di capi superiore a quelli autorizzati e condizioni igienico-sanitarie precarie. Inoltre, i militari hanno effettuato perquisizioni presso nelle sedi legali delle aziende coinvolte, tra cui una in provincia di Ascoli, di proprietà di un consulente tecnico che avrebbe dato assistenza operativa agli impianti sequestrati.
Le indagini sulla gestione irregolare degli impianti e lo sversamento illecito di liquami vanno avanti, per accertare eventuali ulteriori responsabilità e il coinvolgimento di altre figure.