Un’intera città (e non solo un quartiere) in ostaggio per colpa di un ecomostro. Una storia che va avanti da tempo e sembra senza fine
È una storia che parte da molto lontano e, almeno per il momento, non trova una fine. Stiamo parlando dell’ecomostro di via Calatafimi a San Benedetto del Tronto. Una vicenda che va avanti ormai da diverso tempo e l’ultimo atto, come ricordato da Il Resto del Carlino, risale allo scorso aprile quando il sindaco ha deciso di presentare un esposto alla Procura.
Una mossa definita obbligatoria da parte del Comune per cercare di ottenere l’autorizzazione ed entrare all’interno della fabbrica per valutare il tutto e prendere delle decisioni. Da quel momento, però, è tutto fermo e questo sta facendo diventare la struttura un vero pericolo per la città oltre che un punto di ritrovo per attività illegali. Una vicenda che non trova senza fine e che sta davvero diventando insostenibile.
L’ecomostro di San Benedetto del Tronto
L’ecomostro di San Benedetto del Tronto è una struttura gigantesca che oggi è un rudere di cemento e metallo. Un tempo rappresentava uno dei simboli dell’industrializzazione di questa città. All’interno, infatti, era presente una fabbrica di frigoriferi. Ma una volta chiusa è diventato semplicemente una presenza spettrale e pericolosa. Basti pensare che lo scorso gennaio un pezzo di cemento ha ferito un passante.
Un crollo che ha portato a mettere dei blocchi per evitare il passaggio nelle vicinanze di cittadini e turisti. Ma con il passare del tempo la struttura sta peggiorando e, come scritto in precedenza, è sempre più protagonista di attività illegali. La speranza dei cittadini è che si possa sbloccare il prima possibile una situazione che va avanti da oltre trent’anni e arrivare una riqualificazione dell’intera area. Considerato che all’interno della struttura sono presenti rifiuti abbandonati e topi.
La posizione del Comune
Rifiuti abbandonati, topi, recinzione arrugginite ed erbacce. È questa la situazione odierna dell’ecomostro di San Benedetto del Tronto. Il Comune ha chiesto l’autorizzazione per entrare e cercare di fare una pulizia in attesa che si possa buttare già e riqualificare l’intera area.
Ma al momento non è stato raggiunto l’accordo con la proprietà e il tutto è bloccato anche da limiti giuridici e burocratici. Insomma, una situazione che va avanti ormai da trent’anni e non vede una fine.