Netflix e Prime potrebbero non essere più gli stessi, i cataloghi stravolti da questa lite furibonda

Le piattaforme di streaming sono finite loro malgrado nello scontro tra Stati Uniti ed Unione europea sugli scambi commerciali. Tra non molto potrebbe cambiare completamente il modo di guardare la tv.

L’Avmsd è una direttiva europea sui servizi media e audiovisivi. Approvata nel 2018 e aggiornata nel 2020, la normativa di fatto impone alle piattaforme streaming di includere nei loro cataloghi almeno il 30% di contenuti prodotti in Europa.

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Netflix e Prime potrebbero non essere più gli stessi, i cataloghi stravolti da questa lite furibonda – AscoliCityrumors.it

È per questo che tra le serie tv, i film o comunque i contenuti di Netflix, Prime Video, Disney+ ed Apple tv si trovano sempre molti prodotti europei. L’obiettivo della direttiva è di tutelare e dare il giusto risalto alla diversità culturale del vecchio continente. E allo stesso tempo di evitare il monopolio dei giganti statunitensi di Hollywood. L’Avsmd sostiene inoltre le produzioni indipendenti e “local”, con ricadute importanti sull’occupazione.

Si tratta di un provvedimento importante, che scherma la cultura europea da logiche commerciali esterne. Logiche che, dal ritorno alla Casa bianca del presidente Usa Donald Trump, starebbero premendo affinché la direttiva venga allentata. Facendo rientrare anche l’industria audiovisiva nei negoziati commerciali in corso tra Stati Uniti ed Europa. Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede con forza alla Commissione e agli Stati membri di difendere l’Avmsd.

La questione dell’accordo commerciale del 27 luglio 2025

Il principio di sussidiarietà – hanno scritto in una nota i deputati – salvaguarda la tutela della diversità culturale all’interno dell’Unione e contrasta la concentrazione del potere economico e tecnologico da parte di attori esterni, in particolare delle aziende americane. Esortiamo la Commissione europea a respingere qualsiasi tentativo di considerare la direttiva sui servizi di media audiovisivi una distorsione degli scambi e a difenderla come uno strumento normativo legittimo”.

Il problema è che l’amministrazione statunitense considera l’obbligo per i fornitori di servizi di media audiovisivi di includere almeno il 30% di opere europee nei loro cataloghi un ostacolo agli scambi commerciali. L’accordo commerciale del 27 luglio 2025 non menziona la regolamentazione audiovisiva, ma Trump ha successivamente dichiarato di opporsi alla direttiva. Il presidente ha inoltre minacciato l’imposizione di una tariffa del 100% sui film realizzati al di fuori degli Stati Uniti.

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La questione dell’accordo commerciale del 27 luglio 2025 – AscoliCityrumors.it

Di conseguenza, le attuali tensioni potrebbero ripercuotersi a stretto giro sui cataloghi delle piattaforme streaming, tra cui Netflix e Prime Video. Due le ipotesi in campo. Le aziende americane potrebbero vedersi costrette a rivedere i cataloghi europei per rispettare la direttiva dell’Unione. Ciò significherebbe più documentari, serie e film europee e meno titoli statunitensi. Di contro, c’è il rischio che, se gli Usa decidessero per l’imposizione di dazi sul settore, le produzioni europee sarebbero escluse dai cataloghi Usa.

La direttiva – hanno concluso i deputati europei – contribuisce a un mercato dei media audiovisivi diversificato, equo, sicuro, affidabile e competitivo nell’Ue. Di conseguenza, qualsiasi passo indietro sui principi della direttiva sui servizi di media audiovisivi indebolirebbe la posizione dell’Europa, in particolare a causa dell’intensa concorrenza internazionale nel settore audiovisivo”.

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