Officine Brandimarte presenta la mostra a cura di Valentina Rigano intitolata “Un dito di polvere”
Lo spazio espositivo di Officine Brandimarte ad Ascoli Piceno presenta la nuova mostra a curatela di Valentina Rigano.
“Un dito di polvere“, è così che si chiama l’installazione. Da cosa nasce questo nome? Sei artisti hanno convissuto in una residenza ma di loro non si sa nulla. Il tutto è stato lasciato inviolato, a prendere polvere.
La mostra è legata al territorio ascolano, si presenta il rapporto simbolico che c’è tra i luoghi e la gente che abita Ascoli Piceno.
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Valentina Rigano presenta “Un dito di polvere” all’Officine Brandimarte
Questa mostra è un “monumento di un passato rimosso” come rivela la curatrice. Il tempo scorre e i ricordi vengono dimenticati, ma non all’Officine Brandimarte.
Gli artisti sono passati dalle terre ascolane e con schiettezza l’hanno raccontata rimuovendo anche la polvere in più, ma senza dimenticarla.
La prima opera che incontrerai è “Translocati” di Gabriele Sinisalco. Questa rappresenta due foto che provengono direttamente dall’archivio storico di Ascoli Piceno.
Il visitatore guarderà le foto del passato provando ad immedesimarci, ma senza poterle vivere nell’effettivo.
La polvere, in questo caso, è letterale, perché sono stati lasciati i sedimenti residui sull’intonaco tra i segni scuri e gli spazi bianchi. Si è formata una pellicola chiara che Siniscalco ha cercato concettualmente di togliere.
Dopodiché si passa ad “Un eretico” di Leo Ciotti e a “Grido” di Satya Forte. Nella prima opera si può vedere la figura dell’eretico Cecco D’Ascoli che ha però un viso anonimo e un giglio di fianco a simboleggiare la purezza e la nobiltà d’animo. In questo caso l’eresia viene vista come segno di libertà.
Nella seconda opera solo un volto e tante vette che circondano la città: una situazione dura e fragile allo stesso momento.
Passiamo poi all’opera di Michela Lucalzi. Qui è disegnato un fiume su cotone che scende e si espande fino a valle. Questo è un manifesto pro all’ambiente: il fiume viene visto come luogo in cui viviamo e solo grazie a questo fiume noi esistiamo.
“Intenzione sedimentaria“, invece, è di Gaia Liberatore. Sono delle tavole quadrate in terracotta dove si possono vedere delle decorazioni date dalle erosioni, dagli scavi e dalle cicatrici della pietra su cui Ascoli Piceno poggia.
Non sono rocce perfette, ma hanno qualcosa da raccontare, mentre spunta la brutta sorpresa per Caterina Balivo.
Non ci soffermiamo solo sulla pietra, ma scaviamo con l’installazione video di Marta Scagliusi. Nel proprio spazio di lavoro fatto con cemento grezzo, gli utensili sono in vista e la polvere evidente. C’è anche una larva che sta morendo, ma che nessuno nota perché troppo piccola. È proprio questo il messaggio che si vuole lanciare: il piccolo essere esiste a nostra insaputa e ristagna nella polvere.
Sei incuriosito da questa mostra? Non perderti l’occasione di vederla anche tu! L’inaugurazione è stata fatta il 21 ottobre e durerà fino al 17 dicembre 2023. Dovrai prendere un appuntamento chiamando il numero 3491239596 oppure scrivendo una mail a officinebrandimarte@gmail.com.