Andare in pensione a 64 anni non conviene, meglio attendere i 67 anni: i motivi sono 2

È meglio andare in pensione a 64 anni o a 67? Ecco quali sono i vantaggi economici e strategici nell’andare in pensione più tardi!

Andare in pensione, soprattutto quando ci si avvicina all’età giusta per accedervi, sembra sempre più allettante, ogni anno che passa. Si è pronti al riposo ed al godimento dei frutti del lavoro di una vita. Ma quello che bisogna fare è considerare bene qual è il momento migliore per accedervi in modo da avere il miglior rendimento possibile.

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È importante capire quando è meglio andare in pensione – Ascoli.cityrumors.it

Infatti il dilemma di quando andare in pensione è una decisione cruciale per molti lavoratori che si avvicinano al raggiungimento dei requisiti. Tra le scelte più comuni, l’opzione di uscire a 64 anni sembra allettante, ma è importante considerare i vantaggi economici e strategici di rimandare l’uscita fino ai 67 anni. Vediamo quali sono due motivi principali che potrebbero far pendere la bilancia a favore di un ritardo nell’ingresso nel mondo della pensione.

Perché andare in pensione a 67 anni

Il primo motivo riguarda l’importo della pensione e i contributi aggiuntivi. Spesso, la decisione di andare in pensione è basata sull’età e sul numero di contributi versati. Tuttavia, il calcolo dell’importo della pensione è influenzato da vari fattori, compresi i coefficienti di trasformazione che entrano in gioco quando si decide di ritardare l’uscita. In particolare, i coefficienti di trasformazione del 2023 e 2024 offrono incentivi significativi per chi sceglie di rimandare l’uscita.

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Se puoi andare in pensione a 67 anni hai più benefici – Ascoli.cityrumors.it

Consideriamo il caso di una lavoratrice di 64 anni che potrebbe usufruire della pensione anticipata contributiva. Optando per questo percorso, riceverebbe un importo annuo di 18.144 euro, equivalenti a 1.395 euro al mese per tredici mensilità. Tuttavia, se decidesse di rimandare l’uscita a 67 anni, il montante contributivo continuerebbe a crescere grazie ai contributi aggiuntivi versati durante quei tre anni supplementari.

I coefficienti di trasformazione, che aumentano in modo progressivo con l’età, influenzerebbero positivamente l’importo della pensione. A 67 anni, con un montante contributivo aumentato a 387.500 euro, la lavoratrice percepirebbe un trattamento annuo di 22.176 euro, corrispondenti a 1.705 euro al mese per tredici mesi. Questo rappresenta oltre 300 euro in più rispetto alla pensione anticipata a 64 anni. Quindi, rimandare l’uscita non solo permette di accumulare contributi aggiuntivi ma anche di beneficiare di coefficienti di trasformazione più favorevoli.

Il secondo motivo è che, oltre ai benefici finanziari immediati, rimandare l’uscita a 67 anni offre vantaggi a lungo termine. Continuando a lavorare per un periodo più prolungato, si contribuisce ulteriormente al proprio montante contributivo, creando una base più solida per la pensione. I tre anni supplementari di contributi non solo aumentano l’importo totale, ma forniscono anche una maggiore sicurezza finanziaria nel corso degli anni di pensionamento.

Inoltre, la decisione di rimanere al lavoro potrebbe essere influenzata dalla natura stessa dell’occupazione. Se la lavoratrice svolge un lavoro che non le risulta particolarmente gravoso o stressante, potrebbe essere vantaggioso continuare a lavorare e godere di una vita lavorativa più soddisfacente. La pensione non dovrebbe essere vista solo come un punto di arrivo ma anche come un nuovo inizio, e prolungare l’attività lavorativa può portare a una transizione più graduale e positiva verso la vita pensionistica.

Quindi, se siete prossimi alla pensione, riflettete bene su questi due punti e se potete farlo considerate il ritardare la pensione per ottenere il massimo beneficio!

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