Tanti aumenti ma anche tanti tagli sulle pensioni: il 2024 sarà un anno complesso e alcuni avranno perdite importanti.
A fronte di tanti aumenti, il 2024 si aprirà anche con importanti tagli sulle pensioni. Certe fasce reddituali subiranno ingenti perdite sugli assegni previdenziali.
Il Governo Meloni ha di recente comunicato che il prossimo anno le pensioni aumenteranno per effetto di una nuova rivalutazione. A quella annua che segue l’andamento dell’inflazione, se ne aggiungerà una seconda esclusivamente dedicata agli assegni pari o inferiori al trattamento minimo dell’Inps.
Dunque molti sono già pronti a gioire: nel 2024 le pensioni saranno più alte. Ma a fronte di importanti aumenti saranno effettuati altrettanto importanti tagli. Del resto le risorse per attuare le riforme da qualche parte dovevano essere recuperate e l’Esecutivo ha deciso di dare una sforbiciata ad alcuni assegni previdenziali.
Pensioni 2024: salgono o scendono?
Si sale o si scende? In realtà la questione è molto più complessa. Alcune pensioni aumenteranno ma altre, pur aumentando, in realtà avranno delle perdite e non da poco. La coperta è sempre più corta e accontentare tutti non era possibile.
Da palazzo Chigi, qualche giorno fa, è arrivata la comunicazione ufficiale: nel 2024 la rivalutazione delle pensioni sarà del 5,4%. Percentuale decisamente più bassa rispetto a quella applicata nel 2023: 8,1%. La percentuale del 5,4%, che corrisponde al 100% del tasso dell’inflazione, sarà applicata per intero solo alle pensioni più basse, cioè quelle che non superano di 4 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps.
A tutte le altre fasce reddituali verrà applicata una percentuale di rivalutazione più bassa. Dunque le pensioni fino a 4 volte l’importo del trattamento minimo saranno rivalutate del 100%, quelle comprese tra 4 e 5 volte l’importo del trattamento minimo saranno rivalutate dell’85%. Rivalutazione solo del 53% per gli assegni il cui importo è compreso tra 5 e 6 volte il trattamento minimo e del 47% per le pensioni tra 6 e 8 volte le minime. Più si va avanti e più la percentuale si abbassa: rivalutazione del 37% per gli assegni previdenziali tra 8 e 10 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps e, infine e, rivalutazione del 22% per le pensioni che superano di 10 volte la minima.
Quest’ultima fascia, negli ultimi due anni, è stata la più penalizzata. In un primo momento è passata da una rivalutazione ordinaria del 75% ad una del 32%. Ora passerà addirittura dal 32% al 22%. Le perdite supereranno gli aumenti che, al confronto, saranno ben poca cosa. Ma non è ancora finita: chi avrà perdite ancora più notevoli saranno tutti coloro che decideranno di accedere alla pensione anticipata fruendo di Quota 103.
Questa misura è stata riconfermata ma è stata talmente stravolta da non essere più vantaggiosa per nessuno. A partita dal 2024, infatti, l’assegno previdenziale di chi avrà optato per Quota 103 sarà interamente ricalcolato con il sistema contributivo e, in ogni caso, non potrà mai superare di 4 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps.