Stanno saltando numerosi pagamenti dell’assegno di inclusione. I percettori sono in allarme: cosa sta succedendo?
L’assegno di inclusione è stato introdotto dal decreto lavoro 48/2023, entrato in vigore il primo gennaio 2024. Ha sostituito il reddito di cittadinanza, è una misura finanziaria ai fini dell’inclusione sociale e professionale. Per beneficiare del sostegno economico in questione, è necessario possedere tutti i requisiti sanciti ad hoc dal legislatore e aderire ad un percorso volto all’inserimento sociale lavorativo. L’incentivo è destinato ai nuclei familiari nei quali vi sia almeno un membro disabile, minorenne, o che abbia minimo 60 anni di età, in condizioni di svantaggio e inserito in programmi di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificati dalla P.A.
Altresì, i beneficiari debbono possedere i requisiti di cittadinanza e quelli soggettivi. Non possono percepire l’assegno di inclusione le famiglie nelle quali vi sia un membro disoccupato a seguito di dimissioni volontarie presentate nei dodici mesi precedenti alla domanda del sostegno. Per accedere alla misura economica, i nuclei richiedenti devono allegare un ISEE valido il cui valore non superi i 9.360. Le famiglie in cui vi è la presenza di componenti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza, infine, debbono avere un reddito non superiore ai 6.000 euro annui.
Assegno di inclusione, i pagamenti vengono negati a tante famiglie: perché?
Per ricevere la misura, è necessario che i nuclei familiari composti da persone di età pari o superiore a 67 anni o in condizioni di disabilità grave abbiano un reddito di 7.570 euro. Le soglie variano a seconda della condizione in cui versa ciascuna famiglia. L’importo dell’assegno di inclusione viene accreditato su una carta elettronica, La Carta di inclusione. Per fare la domanda, bisogna rivolgersi ad un CAF e presentarla tramite i sistemi telematici del portale INPS. Si tratta dunque di una misura che ha sollevato molte famiglie italiane da una situazione di estrema precarietà.
Per questo, la notizia dei mancati pagamenti ha scosso i cittadini. Un allarme che è scattato a poca distanza dalla ricarica di maggio, per la quale non dovrebbero esserci problematiche di sorta. Ciò che è a rischio è il pagamento in programma per giugno. I nuclei familiari che hanno fatto per primi le domande per la misura, ossia coloro che l’hanno presentata tra il 18 dicembre e la fine di gennaio, qualora non siano state prese, corrono il pericolo di di veder saltare il pagamento. Il problema sorge per una questione di scadenza dei termini.
Per ricevere la misura infatti, è necessario recarsi presso i servizi sociali per la valutazione dei bisogni della famiglia richiedente e per l’apposizione della firma del patto di inclusione. Un onere che deve avvenire entro 120 giorni dalla firma del patto di attivazione digitale, pena la sospensione dei pagamenti. Sembrerebbe dunque improbabile che venga rispettato il termine. Se così fosse, molti italiani non percepiranno l’assegno di inclusione di giugno.