Cosa dobbiamo fare per regolarizzare la nostra attività assistenziale nei confronti di un famigliare non autosufficiente? Approfondiamo la questione.
Prendersi cura di un famigliare non autosufficiente è un impegno importante. A seconda dei casi, può oscillare tra gli estremi della saltuarietà, quando svolto occasionalmente a causa di una non autosufficienza lieve, e del tempo pieno quando, a causa della gravità dell’invalidità, diventa totalizzante. In quest’ultimo caso, per chi assiste risulta a tutti gli effetti l’occupazione principale del proprio tempo. Dunque in che modo si deve regolarizzare la propria attività assistenziale al fine di ottenere il supporto necessario per poterla effettuare? E a chi rivolgersi?
Ebbene, la figura dell’assistente al famigliare disabile o invalido – detta anche “caregiver” – oggi viene riconosciuta dalla Legge 104 promulgata nel 1992, dai Decreti Legislativi 151 del 2001 e 119 del 2011 e dalle proposte di pensione anticipata d’indennità statale attraverso la cosiddetta Ape sociale. Tuttavia, ad oggi purtroppo non sono state istituite tutele previdenziali per gli assistenti famigliari non lavoratori.
Per sostenere le responsabilità, incombenze e difficoltà dei caregiver, Regioni e Comuni propongono a livello locale forme di agevolazioni e sussidi offerte tramite bonus, in base alle proprie specifiche possibilità. Una legge dello Stato, però, che disciplini la materia ed indichi norme generali di tutela e sostegno ai caregiver (in particolare per coloro che assistono i casi più gravi) ancora non c’è.
Le tutele riconosciute dall’attuale normativa
In quanto ai permessi per caregiver lavoratori, l’articolo 33 della Legge 104 disciplina le modalità del loro ottenimento, indicando tra i requisiti principali che la disabilità debba essere tale da richiedere un impegno assistenziale continuativo; che l’assistito non sia ricoverato a tempo pieno; e che il lavoratore sia il coniuge o parente affine entro il secondo grado anche non convivente.
Il Decreto Legislativo 151, invece, disciplina la materia del congedo straordinario retribuito: può essere della durata massima di due anni, essere convivente e prestare assistenza continuativa. Il Decreto 119, invece, disciplina la materia dei genitori che assistono bambini disabili e che possono ottenere congedi parentali che variano in base all’età dei figli.
Infine, attraverso l’Ape sociale viene disciplinata la materia del pensionamento anticipato, a partire dai 63 anni di età con una contribuzione minima di 30 anni di versamenti, per assistere i propri cari disabili.
Tuttavia, la necessità risulta quella di un intervento legislativo da parte del Governo che possa valutare un adeguato sostegno economico mensile ai famigliari caregiver, in modo da poter mettere ordine tra le varie norme attualmente presenti e consentire di prendersi cura dei propri assistiti al meglio. Ed attualmente il Governo pare intenzionato ad affrontare la questione: dunque attendiamo fiduciosi nuovi ed importanti sviluppi.