Il congedo di 2 anni dal lavoro è concesso a tutti coloro che devono assistere un familiare gravemente disabile.
Come sappiamo, per ottenere il congedo è necessario tutto un iter burocratico, che parte dall’accertamento della disabilità grave del soggetto che avrà agevolazioni grazie alla Legge 104.
I familiari della persona disabile o i caregiver, possono assentarsi dal lavoro proprio per assistere la persona in vari modi, e i due anni di congedo, una volta concessi, possono essere sfruttati in un’unica soluzione oppure in modo frazionato, a seconda delle esigenze.
I due anni sono il periodo massimo ottenibile per tutta la carriera lavorativa. Durante la sospensione dal lavoro, i caregiver percepiscono lo stipendio, ma è opportuno conoscere fino in fondo le ripercussioni dell’utilizzo di questa agevolazione.
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Iniziamo subito col dire che il congedo spetta al coniuge (o alla persona con cui è avvenuta un’unione civile) e se non c’è un coniuge il congedo può essere chiesto da un genitore, fratello/sorella o al parente fino al terzo grado.
Durante i periodi di congedo, siano essi continuativi o frazionati, il lavoratore ha diritto a un’indennità economica, il cui importo è: “pari alla retribuzione fissa e continuativa risultante nell’ultimo cedolino del mese immediatamente precedente l’inizio della fruizione del congedo”.
C’è da dire però che l’importo finale sarà decurtato di tutti gli altri emolumenti accessori e le eventuali indennità previste dal contratto di lavoro. Non dobbiamo dimenticare, poi, che per i due anni in cui si utilizza il congedo non si maturano le ferie, e poi non viene calcolato l’accumulo che dà diritto alla tredicesima e nemmeno al TFR.
Inoltre i due anni di congedo non sono validi ai fini dello scatto di anzianità, e dunque il lavoratore ci impiegherà più tempo per ottenere i benefici derivanti da questa opzione, compreso quindi l’aumento di stipendio.
Come si evince dai comunicati ufficiali, per ottenere la progressione economica derivante dal numero di anni lavorati, c’è bisogno di effettiva presenza al lavoro, cosa che ovviamente non può essere possibile durante il periodo di congedo. La definizione che fa comprendere questo concetto arriva dal Consiglio di Stato, che infatti definisce il congedo come “assoluta sospensione dell’attività lavorativa“.
Fortunatamente, i due anni goduti come congedo non vengono sottratti dal calcolo dei contributi a fini pensionistici. Sicuramente il congedo viene utilizzato per estrema necessità, però è bene conoscere fino in fondo quali sono i risvolti in busta paga.