Non sono finiti i problemi alla Beko di Comunanza: la situazione dei lavoratori. Come stanno le cose, cosa bisogna sapere.
Nonostante la firma dell’accordo tra le parti sociali al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, lo scorso aprile, che ha messo fine alla vertenza Beko, salvando gli stabilimenti di Comunanza e Siena dalla chiusura, i problemi per i lavoratori non sono finiti.

Nello specifico, se i posti di lavoro allo stabilimento di Comunanza, nell’ascolano, solo salvi per i lavoratori assunti a tempo indeterminato, non è così per i lavoratori interinali. Il lavoro interinali o a somministrazione, è per sua natura precario e solitamente a tempo determinato, questo non significa però che i lavoratori impiegati con questa forma contrattuale non debbano essere tutelati.
Allo stabilimento Beko di Comunanza sono circa trenta i lavoratori interinali che rischiano di non veder rinnovato il loro contratto di lavoro e dunque rimanere disoccupati.
Beko di Comunanza: i lavoratori interinali rischiano di perdere il posto
Non sono ancora finiti i problemi allo stabilimento Beko di Comunanza, nonostante la firma dell’accordo tra sindacati e azienda, lo scorso aprile, per salvare gli impianti dalla chiusura e buona parte dei posti di lavoro, con incentivi alle uscite volontarie per quelli in esubero, ridotti di oltre la metà.
Ora i problemi riguardano i lavoratori interinali, che nello stabilimento di Comunanza sono 29 e rischiano di perdere il posto di lavoro per mancato rinnovo del contratto.

Alcuni di questi lavoratori potrebbero restare disoccupati già dalla fine di giugno. Per tutelarli sono già iniziate le trattative dei sindacati con l’azienda. L’obiettivo è di prolungare i contratti di questi lavoratori almeno fino a dicembre. È una corsa contro il tempo, perché alcuni di questi contratti scadranno il 30 giugno prossimo. Per altri, invece, la scadenza è a settembre.
Si tratta di una situazione paradossale perché con la perdita del posto da parte degli interinali la Beko non vedrà, almeno nell’immediato, una riduzione della propria forza lavoro ma dovrà sostituire questi lavoratori con altri. I nuovi dipendenti dovranno ricevere una formazione prima di essere impiegati a pieno regime. Pertanto, la situazione è controproducente per la stessa azienda.
Il problema riguarda il prolungamento dei contratti di somministrazione di lavoro (quelli interinali appunto), che è soggetta a limiti di legge. Le norme, infatti, prevedono che i contratti di somministrazione a termine possono avere una durata massima di 24 mesi, inclusi i rinnovi e le proroghe. Dunque, si può prorogare la durata di un contratto a termine, anche senza causale, solo per altri 12 mesi, su un limite massimo complessivo di 24 mesi. Oltre questo limite, il datore di lavoro è obbligato ad assumere il lavoratore a tempo indeterminato.
Poiché la Beko aveva annunciato degli esuberi che poi sono stati ridotti grazie all’accordo al MIMIT, con gli incentivi alle uscite volontarie per quelli rimasti, diventa complicato prolungare i contratti interinali, salvaguardando i posti di lavoro e la forza lavoro nello stabilimento, senza obbligare Beko a nuove assunzioni a tempo indeterminato e allo stesso tempo senza violare la legge.
Sindacati e azienda sono pertanto alla ricerca di una soluzione a questo delicato problema. Nel frattempo, i lavoratori, a tempo indeterminato, che hanno scelto di lasciare il lavoro volontariamente, utilizzando gli incentivi, sono oltre cento. Molti di più di quelli previsti. Anche questo è un problema per l’azienda.