Prosegue il caso sulla tutela dell’oliva ascolana. La questione arriva in Parlamento. Gli ultimi aggiornamenti.
L’oliva all’ascolana è da tempo al centro di una contesa tra agricoltori e industriali sulla tutela della sua corretta denominazione. Una questione che si trascina da anni e che ora è arrivata anche nelle stanze del Governo e del Parlamento.
Gli agricoltori vorrebbero che fossero chiamate olive ascolane soltanto le olive fritte ripiene di carne preparate con olive verdi tenere coltivale nell’ascolano, secondo il disciplinare Dop, di denominazione di origine protetta.
Poiché la produzione locale di olive verdi è insufficiente a soddisfare le richieste di tutti i produttori, soprattutto industriali, questi ultimi chiedono maggiore flessibilità nella denominazione, chiedendo di chiamare olive ascolane anche quelle preparate con olive verdi importate, come quelle provenienti da Grecia Turchia.
Una soluzione per risolvere le questione della corretta denominazione di oliva ascolana è quella di chiamare con questo nome ma con marchio Igp, Indicazione geografica protetta, le olive ascolane prodotte con olive verdi importate. Mentre il marchio Dop resterebbe per quelle prodotte con olive verde tenere coltivate nel territorio ascolano.
Il marchio Igp, infatti, è più flessibile di quello Dop, perché si riferisce solo a una data qualità o caratteristica del prodotto relativa a un determinato territorio. Mentre il marchio Dop è più rigoroso perché richiede che tutti gli ingredienti o tutte le caratteristiche del prodotto provengano dall’ambito geografico di riferimento.
Pertanto, Confindustria Ascoli ha avviato il percorso per il riconoscimento del marchio Igp per le olive ascolane di produzione industriale, e non solo, preparate anche con olive verdi d’importazione. A questo scopo, una delegazione di Confindustria Ascoli è stata ricevuta a Montecitorio dal presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento, Mirco Carloni.
La delegazione ha consegnato a Carloni una documentazione con il resoconto e la cronistoria di questa complicata vicenda, insieme alle richieste dei maggiori produttori industriali di olive ascolane. Il presidente della Commissione Agricoltura ha mostrato la sua disponibilità nell’occuparsi della questione e nel sostenere il riconoscimento Igp per le olive ascolane, senza nulla togliere al marchio Dop.
Secondo Confindustria questa è la strada migliore per soddisfare tutte le esigenze di produzione e assicurare una vera tutela dell’oliva ascolana. Perché limitare la denominazione di olive ascolane solo a quelle prodotte con olive verdi del territorio significa dare al prodotto una “tutela fantasma”. “Non esistendo materia prima in natura di fatto viene protetto un mercato che non c’è e che non può esistere”, ha dichiarato Simone Ferraioli, presidente di Confindustria Ascoli.
Al riconoscimento della denominazione con marchio Igp, invece, si erano opposti i produttori agricoli e soprattutto il Consorzio di Tutela e Valorizzazione dell’Oliva Ascolana DOP con una lettera inviata al Governo.