Perdere il lavoro può rappresentare un vero e proprio dramma, tuttavia la NASPI può portare notevole sollievo in caso di disoccupazione: ma questo errore potrebbe rovinare tutto.
I lavoratori con rapporto subordinato che si trovano in condizioni di disoccupazione hanno diritto all’indennità mensile NASPI. La durata della Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego non può superare le 24 settimane ed’è pari alla metà delle settimane di contribuzione ricevute nei quattro anni precedenti.
Tuttavia, l’accesso a questa indennità non è automatico e richiede il rispetto di specifici criteri. Tra i vari dubbi nutriti sulla NASPI ve ne è uno legato a una casistica molto particolare: ci si chiedo cosa accade a chi si licenzia nel periodo di prova.
Per poter rispondere a questo capitolo bisogna prima capire come si ottenere questa prestazione economica: oltre a essere disoccupati, infatti, è necessario che il datore di lavoro abbia versato almeno tredici settimane di contributi nei quattro anni precedenti alla perdita dell’occupazione. La domanda per ottenere la NASPI dovrà poi essere inoltrata all’INPS entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro.
NASPI e dimissioni volontarie, cosa succede
Quando si parla di NASPI è necessario non sottovalutare un aspetto fondamentale, questo aiuto economico non spetta infatti a chi si dimette volontariamente. La Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego viene infatti concessa solo in caso di disoccupazione involontaria.
Questo principio può essere applicato anche nel caso in il lavoratore decide di interrompere il rapporto di lavoro durante il periodo di prova. Se il dipendente si dimette, la disoccupazione non gli verrà riconosciuta. Tuttavia, esistono delle eccezioni importanti.
La prima riguarda la dimissione per giusta causa, questa avviene nel caso in cui il lavoratore è costretto a lasciare il lavoro a causa di comportamenti gravi o sconvenienti da parte del datore di lavoro. Tra questi si annoverano il mobbing, le molestie o il mancato pagamento dello stipendio.
Fanno anche eccezione le dimissioni durante il periodo di maternità, questo va dai 300 giorni precedenti la presunta data del parto e si protrae fino al compimento del primo anno di vita del bambino. In questo caso le dimissioni sono trattate come involontarie.
Inoltre, va tenuto ben in mente che se il lavoratore viene licenziato durante il periodo di prova può avere diritto alla NASPI, purché il dipendente abbia maturato il requisito delle tredici settimane di contributi.
Queste regole vanno tenute ben in mente per evitare errori che potrebbero compromettere l’accesso a questo beneficio.