Affinché una notifica di pagamento ricevuta tramite PEC sia valida occorre che vengano rispettate specifiche regole: scopriamo insieme quali sono.
Ormai da anni per imprenditori, commercianti, artigiani e professionisti autonomi vige l’obbligo dell’uso della Posta Elettronica Certifica (PEC), al fine di poter comunicare digitalmente – e agevolmente – con la Pubblica Amministrazione. Inoltre, a partire dallo scorso Luglio anche i privati cittadini, inclusi i pensionati ed i disoccupati, possono munirsi di PEC su base volontaria per gli stessi scopi.
Per utilizzarla correttamente, è necessario essere al corrente della normativa che disciplina la materia e dunque conoscere le regole da applicare affinché le procedure di notifica siano valide: in altre parole, cosa bisogna controllare quando si riceve tramite PEC una notifica relativa al pagamento di una cartella esattoriale? In che modo possiamo comprendere se giunge dall’Agenzia delle Entrate Riscossione o da un Concessionario convenzionato?
Ebbene, partiamo da un principio di base da tenere bene a mente: quando un messaggio di Posta Elettronica Certificata è stato correttamente inviato e ricevuto, ha il medesimo valore legale di una raccomandata. Da un punto di vista tecnico-informatico, infatti, quando la posta viene depositata sulla PEC del destinatario, il sistema genera automaticamente una RAC, acronimo di “Ricevuta di Avvenuta Consegna”. Qual è il significato legale di questo file?
Il RAC, dunque, è un file – o documento – di valore probatorio: certifica, in sostanza, l’avviso di ricevimento allo stesso modo della raccomandata cartacea consegnata a mano e comprova l’avvenuto recapito del messaggio.
Ecco dunque che emergono con evidenza i numerosi vantaggi della PEC: è un metodo di intercomunicazione veloce e sicuro, più economico del cartaceo ed anche più pratico, sia perché consente di non doversi necessariamente recare agli uffici postali per ritirare documenti sia perché attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 tutto l’anno.
Per controllare la validità di una PEC, il principio è questo: tanto il mittente quanto il destinatario devono comunicare tramite posta certificata, dunque non tramite una casella, ad esempio, di tipo personale o professionale. Quando si riceve un messaggio di posta tramite PEC, per essere certi che il mittente sia regolarmente registrato occorre verificare che sia presente nell’IPA, ovvero nell’Indice delle Pubbliche Amministrazioni, liberamente consultabile online. E se l’indirizzo non risulta nell’elenco dell’IPA, allora non è regolare.
In questi casi la notifica è da considerarsi nulla o, come espresso dalla giurisprudenza, “inesistente”. E, se lo ritiene, il destinatario può anche presentare ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria per far riconoscere il vizio di notifica, entro un massimo di 60 giorni dal ricevimento.