Non tutti lo sanno ma c’è un nuovo modo semplicissimo per aumentare l’importo mensile della propria pensione. Vediamo di cosa si tratta.
Grazie ad una novità introdotta dal Governo Meloni, ora aumentare l’importo mensile della propria pensione è molto facile. Vediamo cosa bisogna fare.
Ricevere una pensione troppo bassa è un problema comune a molti anziani. In Italia oltre il 54% dei pensionati riceve un assegno che non supera di 4 volte il trattamento minimo dell’Inps. E di questi gran parte addirittura prendono meno del minimo. Le ragioni alla base di pensioni troppo basse possono essere tante ma la principale è da ricercarsi in contributi insufficienti a maturare un importo adeguato.
Dal 1996 in avanti, infatti, i contributi sono il fattore principale nel calcolo dell’importo della pensione. Fino al 1995 in Italia era in vigore il sistema di calcolo retributivo. A partire dal 1996, grazie alla riforma Dini, è entrato in vigore il sistema contributivo che, per calcolare l’importo della pensione che un soggetto andrà a ricevere tiene conto solo dei contributi e dell’età di uscita dal lavoro. Ma ora, grazie al Governo Meloni, c’è un modo per aumentare l’importo mensile del proprio assegno.
Ecco come aumentare la propria pensione
Il dramma delle pensioni troppo basse è uno dei tanti nodi che l’Esecutivo è chiamato a risolvere. Per il momento è stato dato il via ad una sperimentazione che permetterà a tantissime persone di aumentare l’importo mensile del proprio assegno previdenziale.
Si tratta del pagamento volontario per i periodi di vuoti contributivi. I periodi di disoccupazione o di lavoro con contratti atipici o gli anni di Master o gli anni universitari fuori corso possono essere considerati periodi di vuoti contributivi. Un soggetto può pagare per aggiungerli alla somma dei contributi utili per andare in pensione.
Una persona può pagare fino a 5 anni di contributi anche non continuativi. Per il momento si tratta solo di una sperimentazione valida per il biennio 2024/2025 ma se funzionerà potrebbe diventare una misura strutturale e definitiva. I contributi che una persona pagherà di tasca propria saranno utili per due ragioni: in primis consentiranno al lavoratore di raggiungere il requisito contributivo minimo per poter andare in pensione. Se, ad esempio una persona ha 67 anni ma solo 15 anni di contributi, in questo modo potrà pagare di sua tasca quei 5 che gli servono per accedere alla pensione di vecchiaia.
In secondo luogo sono utili anche ai fini del calcolo dell’importo della pensione che, di conseguenza, sarà più alto. C’è però una condizione da rispettare. Possono fruire di questo beneficio solo i lavoratori contributivi puri, cioè coloro che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1996. Se un soggetto ha versato anche solo un contributo entro il 31 dicembre 1995, allora non potrà beneficiare di questa nuova opportunità introdotta dal Governo.