L’acquisto di una casa è una scelta importante, con molte spese, ed è per questo motivo che è necessario controllare tutto, comprese le tasse.
Comprare casa comporta una serie di adempimenti fiscali, che variano in base alla tipologia dell’immobile e del venditore. Conoscerne le differenze e le rispettive applicazioni è fondamentale per evitare sorprese e gestire correttamente le spese aggiuntive legate alla compravendita.
Quando si acquista una casa, dunque, è essenziale considerare le tasse che dovranno essere versate, tra cui l’imposta di registro e l’IVA. Queste variano a seconda della natura del venditore e all’uso dell’immobile, sia esso abitativo o strumentale. Ma a chi si applicano?
Tasse sull’acquisto di un immobile: imposta di registro o IVA?
Le due tasse sono alternative, quindi ne va pagata solo una. Se l’immobile viene acquistato da un privato, si paga l’imposta di registro. Se invece il venditore è un’impresa, l’acquirente dovrà versare l’IVA. È importante comprendere quando ciascuna di esse si applica e l’impatto che hanno sull’operazione di compravendita. Proprio per non avere brutte sorprese, sarebbe meglio avere chiaro cosa influenza l’importo dell’imposta.
Come abbiamo già detto, i fattori determinanti sono il tipo di immobile e la tipologia del venditore. Entriamo, ora, nel dettaglio. Quando la casa viene acquistata da un privato, si applica l’imposta di registro. Anche nel caso di immobili strumentali venduti da privati, l’acquirente deve pagare questa tassa. La regola fondamentale è che l’IVA e l’imposta di registro sono mutuamente esclusive: se una transazione è soggetta alla prima, non si paga l’imposta di registro, e viceversa.
I costi dell’imposta di registro sono i seguenti: per cessioni esenti IVA, essa è proporzionale al valore dell’immobile, con un’aliquota del 9%; per le agevolazioni sulla prima casa, l’aliquota scende al 2%; per cessioni soggette a IVA, l’imposta di registro è fissa a 200 euro. Quando si acquista un immobile ad uso abitativo da un’impresa costruttrice, l’aliquota IVA standard è del 10%. Tuttavia, se si tratta della prima casa e l’acquirente ha i requisiti per le agevolazioni, questa scende al 4%. Per gli immobili di lusso, si applica l’aliquota IVA ordinaria del 22%.
Se il venditore è un privato, si paga un’imposta di registro del 2%, un’imposta ipotecaria fissa di 50 euro e una catastale fissa di 50 euro. Se, invece, il venditore è un’impresa e la vendita avviene entro cinque anni dalla fine dei lavori, l’IVA è al 4%, con imposte di registro, ipotecaria e catastale fissate ciascuna a 200 euro. Per beneficiare delle agevolazioni, l’immobile non deve essere di lusso e l’acquirente deve stabilire la residenza nel comune in cui si trova quest’ultimo entro 18 mesi dalla stipula del contratto. Andiamo ad analizzare la situazione quando, invece, l’abitazione viene venduta da un’impresa.
Cessione di immobili da parte di imprese: cosa sapere
Se l’immobile viene venduto da un’impresa, si applica un’imposta di registro fissa di 200 euro, sia per le operazioni soggette a IVA che per quelle esenti. L’aliquota IVA varia in base alla natura dell’immobile e del venditore. In caso di un’impresa costruttrice (entro cinque anni dalla fine lavori) è pari a:
- 4% per la prima casa;
- 10% per altre abitazioni;
- 22% per immobili di lusso;
Per un’impresa non costruttrice (o dopo cinque anni) è prevista l’esenzione dall’IVA con imposta di registro al 2% (prima casa) o al 9% (per le altre abitazioni). Le imposte ipotecarie e catastali sono fisse a 50 euro ciascuna. Indipendentemente dal regime IVA applicato, le cessioni di fabbricati strumentali sono soggette ad imposte ipotecarie e catastali fisse di 200 euro ciascuna.