Cosa c’è dietro il fenomeno dell’e-commerce cinese del momento? Parliamo di Temu, ma questa volta qualcosa sta andando storto.
C’è fila dietro Amazon. Stanno facendo a sportellate i competitor dell’e-commerce numero uno al mondo. L’exploit di Temu è sotto gli occhi di tutti. Infiniti prodotti utilissimi a costi bassissimi, Temu sembra voler ripercorrere le orme di TikTok, che ha portato il social cinese addirittura a sorpassare prima l’iconico Facebook, poi Instagram, diventando il social dei social.
Stessa strategia per Temu, la nuova e sempre in hype piattaforma commerciale della PDD Holdings, con sede in Cina e registrata nelle Isole Cayman, che possiede anche Pinduoduo: una popolare piattaforma da circa 750 milioni di utenti al mese e perfino quotato a Wall Street
Origini cinesi, costi ridotti all’osso e spese di spedizione tagliate. E ancora: via gli intermediari tra venditori e acquirenti, Cina ormai verso una nuova frontiera: vendita e spedizioni ai clienti senza dover fare affidamento sui magazzini del paese di destinazione. Questi i principali segreti di Temu, un autentico fenomeno attuale, esploso grazie ai prodotti venduti (direttamente) a prezzi irrisori, per il momento, senza nessun tipo di competizione. Ma le super performance di Temu terminano qui.
Temu, accuse e veleni in patri e fuori: è scattata perfino un’inchiesta, non è tutto oro quello che luccica
Se il piano strategico di Temu, che sta letteralmente stravolge il mercato dell’e-commerce coi suoi prezzi, rappresenta la sua forza, l’altra parte della sua politica evidenzia lati oscuri. In primis la pubblicità aggressive online, una campagna di adversiting sia sui social sia sulle app, che non è passata affatto inosservata.
Innanzitutto si sono mossi i competitor cinesi di Temu, “il cugino” Shein, altra app peraltro in grande ascesa. Altra app finita sempre nel mirino di numerose controversie: è sì il brand più discusso su TikTok e Youtube nonché quarto su discusso su Instagram, ma è anche accusata di forti violazioni dei diritti umani, salute e sicurezza, che starebbe oltre beneficiando della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Ebbene Shein stavolta s’è messa di traverso nell’avanzata di Temu, accusandola di concorrenza sleale, di aver rubato migliaia di immagini dal suo sito web e di violazione del copyright, come evidenziato anche da un’inchiesta sul Telegraph.
Il rumore dei nemici di Temu sta diventando sempre più forte. La querelle con Shein potrebbe sfociare in un’autentica guerra civile, metaforicamente parlando, senza dimenticare che fuori dai confini cinesi, ci sono gli Stati Uniti pronti a dar battaglia per fermare la sua ascesa: in tal senso si registra un’inchiesta di recente sui diritti dei lavoratori violati e dubbi sempre più clamorosi sulla tutela della privacy degli utenti. Insomma, a quanto pare non è tutto oro quello che luccica.