Il lavoratore può richiedere il TFR – Trattamento di Fine Rapporto – in busta paga. Cosa significa e quando conviene.
Il Trattamento di Fine Rapporto è la liquidazione spettante al lavoratore dipendente al termine del rapporto di lavoro sia che avvenga per licenziamento che per dimissioni o pensionamento. Il TFR è accantonato mensilmente dal datore di lavoro per essere erogato, poi, al momento giusto (più o meno).
I lavoratori dipendenti hanno diritto al TFR o TFS una volta concluso un rapporto di lavoro. I tempi di erogazione della liquidità sono abbastanza brevi per i dipendenti del settore privato mentre risultano lunghi per gli statali che spesso sono costretti ad attendere 5 o 7 anni prima di ricevere i propri soldi. C’è stato un lungo dibattito su questo differimento con la Cassazione che ne ha definito l’incostituzionalità ma nulla è cambiato, mancano le risorse per erogare subito il TFR/TFS ai dipendenti pubblici.
Per calcolare l’ammontare annuo del TFR bisogna dividere la retribuzione annuale per 13,5. C’è una rivalutazione dell’accantonamento per i mesi effettivamente lavorati, un tasso fisso più una parte variabili legata all’indice ISTAT. Il lavoratore può chiedere un anticipo del TFR (pagando gli interessi di questa sorta di prestito) e può fare domanda di TFR in busta paga.
TFR in busta paga, pro e contro da conoscere
Dal 1° marzo 2015 il TFR in busta paga può essere percepito dai dipendenti come parte integrante dello stipendio. Quando la novità è scattata, la scelta del dipendente di avere il trattamento in busta paga era vincolante fino al 30 giugno 2018. Il TFR in busta paga può essere richiesto dai dipendenti privati (tranne del settore domestico e agricoltura o dipendenti di aziende con procedure di cassa integrazione). Quanto conviene scegliere questa opzione?
Con il TFR in busta paga si avrà un incremento del netto in busta paga ma il beneficio verrà ridotto perché la quota del TFR mensile sconterà la tassazione IRPEF ordinaria. Al contrario, l’importo del trattamento erogato a fine rapporto sconterebbe la tassazione IRPEF separata, una tassazione agevolata.
Il guadagno, dunque, non sarà per il lavoratore ma per l’Erario che incassa subito ogni mese un’IRPEF più alta. Di conseguenza più alto sarà lo stipendio del dipendente, maggiore saranno le trattenute. Ecco perché il TFR in busta paga conviene a chi ha un reddito basso, sotto i 15 mila euro. Chi supera questa cifra avrà un’aliquota di tassazione più alta e di conseguenza prenderà meno soldi rispetto a quelli erogati a fine rapporto.