È possibile prendere una pensione con importo soddisfacente pur senza avere mai lavorato? La risposta a questa domanda è sorprendente.
Chi sceglie di lavorare lo fa ovviamente per garantirsi un discreto stile di vita, a maggior ragione se ha la necessità di mantenere una famiglia e deve sostenere una spesa fissa quale quella prevista per mutuo e affitto. Farlo non permette comunque di essere del tutto tranquilli, visto l’aumento dei prezzi che ha riguardato un po’ tutti i settori, ma soprattutto perché gli stipendi percepiti da molti non sono spesso al livello di quello che accade in Europa.
Avere un impiego con continuità può inoltre essere determinante per garantirsi una pensione, fondamentale per poter godere poi del meritato riposo quando non si sarà più giovanissimi. Pur di diminuire le preoccupazioni in quella fase, tanti si muovono di anticipo e fanno il possibile per mettere da parte un gruzzoletto già prima, anche se non è comunque semplice farlo.
Le norme per poter raggiungere la pensione negli ultimi anni sono cambiate in più occasioni, anche se le varie decisioni hanno spesso scontentato la maggior parte degli italiani che non apprezzano l’idea di continuare a lavorare fino a oltre i 60 anni (principio valido soprattutto per chi ha conseguito una laurea). A rendere problematica la situazione è inevitabilmente l’impossibilità di poter prestare servizio con continuità, cosa che comporta di doverlo fare più a lungo.
Se si vuole arrivare però almeno a una pensione minima, che prevede una cifra tutt’altro che elevata, è necessario però maturare almeno vent’anni di contributi, come tutti sanno. Chi ha iniziato a lavorare solo dal 1995, anno da cui viene preso in considerazione esclusivamente il sistema contributivo. non avrà però diritto a un assegno pensionistico soddisfacente, per questo non può che esserci forte preoccupazione.
La differenza è davvero sostanziale. Chi oggi guadagna circa 20 mila euro l’anno avrà diritto dopo vent’anni di lavoro a una pensione inferiore ai 600 euro al mese una volta compiuti i 67 anni di età. Decisamente troppo poco per i sacrifici sostenuti per un periodo di tempo non così breve. Chi invece ha versato almeno un contributo settimanale versato prima del 1996, una volta arrivato a 67 anni potrà avere un’integrazione al trattamento minimo di pensione. Si tratta di una misura importante, in vigore già da qualche anno nel nostro Paese, pensata proprio per dare un sostegno e avere una vita dignitosa a chi non percepisce un reddito elevato.
Alla fine si arriverebbe quindi a ricevere la stessa cifra di chi non ha mai lavorato, a meno che non siano adottate modifiche normative in futuro. A quel punto viene quasi da chiedersi se sia necessario sacrificare tante ore della propria giornata per poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano o quasi.