Vi sono valide alternative per scaldarsi senza ricorrere ai tradizionali metodi che finiscono per generare spese, consumi e inquinamento. Di cosa si tratta.
Come detta la condotta degli odierni cambiamenti climatici, si vivono timidi affacci di cambi stagionali, parentesi di resistenza estiva alternate a bruschi assaggi di maltempo e temperature rigide. Forse tra un mese, o chissà, anche meno, si vivrà un nuovo capitolo legato alla difesa dal freddo, dalle basse temperature, alleate dei raffreddori e dei malesseri influenzali.
Certo, si osserverà come l’evoluzione delle circostanze, legate alla crisi energetica affacciatasi oltre un anno e mezzo sull’Europa, abbia modificato i comportamenti dei cittadini, o meglio degli utenti alle prese con i consumi di casa e i relativi riflessi sulle bollette. Si attende l’entità della richiesta nei confronti del fabbisogno medio nazionale, non così scontato.
Altro che termosifoni, quanto conviene una casa riscaldata da un impianto a pavimento
Lo scorso anno, paradossalmente, lo stravolgimento delle temperature (ben superiori alla media invernale) ha permesso di risparmiare milioni di preziosi metri cubi di gas destinati alle caldaie di appartamenti, uffici ed edifici pubblici; questo gas viene ora rimesso in gioco per la sfida col clima tardo autunnale ed invernale di quest’anno, oltre al gas che la politica è riuscita ad ottenere nei mesi precedenti dagli accordi internazionali con nuovi Paesi estrattori.
L’alternativa sui fornitori provenienti dai Paesi emergenti (rispetto ai tradizionali fornitori) non si accompagna ad un’alternativa sulle fonti di riscaldamento. Eppure, nel corso delle precedenti stagioni, gli italiani si sono parzialmente attrezzati con stufe elettriche, se non addirittura a legna e pellet; oltre a calmierare i crescenti consumi elettrici con pannelli solari installati su tetti e balconi.
Altro che termosifoni, dal pavimento meno calore sprecato
Dall’esperienza del gas, che ha colpito fatalmente migliaia di redditi a rischio con le onerose bollette sulla distribuzione, il rischio di un effetto domino anche sull’elettricità rappresenta uno spauracchio non del tutto esorcizzato. Misure preventive “anti-spreco” relative ai termosifoni, come i pannelli termoriflettenti, hanno caratterizzato lo scorrere della scorsa stagione fredda.
Si guarda però a soluzioni come i riscaldamenti a pavimento o a parete, mai scomparse ma che nelle nuove costruzioni stanno vivendo una nuova età dell’oro. Già presenti tra gli anni ’50 e ’70, questi impianti sono composti da tubazioni appoggiate a pannelli isolanti, emettendo uniformemente calore dal basso verso l’alto; trasportano il calore proveniente da radiatori, pompe di calore o dai più efficienti impianti solari termici.
Stando sotto il pavimento, i pannelli funzionano per il principio dell’irraggiamento, e in più modo uniforme (gli impianti tradizionali a radiatori tendono, al contrario, a concentrare il calore nella zona della fonte di emissione). Il risparmio rispetto ai tradizionali sistemi è evidente: per l’acqua che scorre sotto il pavimento è sufficiente una temperatura massima di 40 gradi, contro i 70 gradi raggiunti dai termosifoni.
Il costo per questo tipo di impianto varia tra 700 e 2.000 euro, a seconda della qualità dell’impianto: ovviamente, più si spende, più si ammortizza la spesa mediante l’efficienza espressa nel corso degli anni (bisogna considerare che un guasto nelle tubature comporta il pesante intervento nel pavimento). L’impianto necessita di una caldaia a condensazione, dispositivo pienamente ecosostenibile dal momento che trasforma in energia la condensa dei gas di scarico.