Una vera e propria bomba la notizia che arriva dalla ricerca scientifica: farmaci molto comuni possono scatenare la demenza
Uno studio importantissimo, ma, allo stesso tempo, di quelli assolutamente inquietanti. Alcuni scienziati hanno scoperto infatti che assumendo dei farmaci molto comuni, per problemi altrettanto diffusi, si rischia enormemente in più di ammalarsi di demenza. Ecco gli esiti della ricerca scientifica.
La demenza è una condizione neurologica che, soprattutto con l’avanzare dell’età (ma non necessariamente) porta a una progressiva perdita delle funzioni cognitive: dalla memoria all’apprendimento, diventando, ovviamente, non autosufficienti.
Una condizione che, evidentemente, oltre che a chi ne è affetto, provoca grande dolore e scoramento per chi assiste le persone affette da demenza, che arrivano a non riconoscere più prossimi congiunti.
Oggi, come detto, una scoperta molto importante da parte della scienza, ma che preoccupa non poco, dato che sostiene come l’assunzione prolungata di farmaci molto comuni aumenti addirittura di un terzo la possibilità di essere affetti da demenza.
Demenza: i rischi aumentano se si assumono questi medicinali
Il nuovo studio è stato pubblicato online su ‘Neurology’, la rivista dell’American Academy of Neurology. Secondo quanto scoperto dagli scienziati, le persone che assumono farmaci per il reflusso gastroesofageo, gli inibitori della pompa protonica (Ipp), da quattro anni e mezzo o più possono avere un rischio maggiore, fino al 33% in più, di demenza rispetto alle persone che non assumono questi medicinali.
Come ben potete immaginare, si tratta di qualcosa di incredibile, dato che parliamo di farmaci davvero molto comuni, tra quelli maggiormente prescritti per curare le gastriti, ma anche il reflusso gastroesofageo e l’ulcera peptica. Problematiche di salute che colpiscono milioni di persone, con cui si può convivere tramite proprio l’assunzione di questi farmaci.
Secondo quanto scoperto, gli inibitori avrebbero sì grande presa per risolvere i problemi gastrici, ma l’uso a lungo termine di tali farmaci può essere messo in correlazione con un rischio più elevato di ictus, fratture ossee e malattie renali croniche. Questo è quello che sapevamo già.
La nuova scoperta è che possa crescere, anche di un terzo delle possibilità, il rischio di sviluppare qualche forma di demenza: il metodo empirico ha portato a rilevare come le persone che assumevano farmaci anti-reflusso da più di 4 anni avevano un rischio maggiore del 33% di sviluppare demenza rispetto a chi non li aveva mai assunto.