I social network non saranno più liberi: approvata una legge che permette il controllo dello Stato su tutto quello che si pubblica.
Negli ultimi quindici anni, e soprattutto nell’ultimo decennio, i social hanno acquisito un’importanza fondamentale nelle nostre vite. Per milioni di persone in tutto il mondo sono il principale mezzo di comunicazione con la propria cerchia di amici ma anche con il mondo esterno.
Ovviamente sappiamo benissimo che una così massiccia e capillare diffusione dei social ha portato all’insorgere di una serie di problematiche relative ai contenuti che gli utenti pubblicano sulle varie piattaforme. Molte piattaforme hanno infatti deciso di implementare nel proprio regolamento interno una serie di norme che sono diventate via via più stringenti nel corso degli anni.
Solo per fare un esempio, è possibile che Meta (azienda proprietaria di Instagram e Facebook) blocchi o cancelli post o contenuti che incitano all’odio religioso, razziale o di genere. Anche contenuti ritenuti inappropriati, perché lesivi della moralità comune, vengono censurati: ricadono in questa casistica le foto di nudo totale e quelle in cui si vedono i capezzoli femminili.
Se queste regole sembrano universalmente accettabili perché dettate dal buon senso, altre regole, molto più stringenti, possono risultare pericolose quanto (o forse più) dei contenuti che vogliono vietare.
Social censurati: il preoccupante caso dello Sri Lanka
È notizia recentissima che l’Assemblea Legislativa dello Sri Lanka (corrispondente approssimativamente al nostro Parlamento) abbia approvato con ampia maggioranza una legge molto dura sulla sicurezza on line.
La legge in questione si focalizza principalmente sui contenuti pubblicati sui social dai cittadini dello Sri Lanka: ogni post potrà essere sottoposto a controllo e censura da parte del Governo e ovviamente rimosso se non considerato conforme alle nuove regole.
Tali operazioni di controllo saranno eseguite da una commissione che, oltre ad avere facoltà di rimuovere post, potrà anche intraprendere azioni legali contro aziende o privati cittadini che pubblicano contenuti non conformi alla legge.
Tra i contenuti non conformi ci sono i classici incitamenti all’odio ma anche imitazioni di membri del governo (al chiaro scopo di evitare ogni contenuto satirico) e post che possano causare danni a persone o al governo.
È facile vedere quindi come lo Sri Lanka stia offrendo un modello di gestione della comunicazione social con un chiaro approccio totalitarista. Se ne è resa conto anche la Corte Suprema dello Sri Lanka che, prima di accettare il testo di legge da sottoporre a votazione ha imposto che fossero eliminati ben 12 articoli di legge considerati incostituzionali e quindi lesivi dei diritti dei cittadini.
Quanti altri Stati, soprattutto tra i Paesi in via di sviluppo, abbracceranno questa pericolosissima filosofia?