Gli ultimi giorni la premier Giorgia Meloni e il il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini si sono scambiati aspre critiche.
Le giornate a ridosso del Ferragosto sono state calde e non solo per le temperature del meteo ma anche per un acceso scontro politico che ha visto protagonisti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini, il governatore dell’Emilia Romagna che non è stato nominato commissario per l’alluvione. Il governo Meloni ha infatti preferito a lui il generale Francesco Paolo Figliuolo, già messo in campo per la gestione dell’emergenza Covid da Mario Draghi, durante il suo esecutivo.
L’aspro scontro tra i due è sorto su un tema cruciale, cioè i fondi da destinare alla Regione Emilia Romagna dopo l’alluvione dello scorso maggio. Ma partiamo dall’inizio e vediamo cosa si sono detti i due e perché alla fine tutto sembra essere diventato un enorme litigio.
Lo scontro tra Stefano Bonaccini e Giorgia Meloni sui fondi per l’alluvione
Tutto parte dalla richiesta al governo di fare in fretta sui fondi da destinare ai territori dell’Emilia Romagna colpiti dall’alluvione. Bonaccini ha scritto una lettera per altro firmata anche da Matteo Lepore, sindaco di Bologna, da sindaco di Ravenna ed Enzo Lattuca, primo cittadino di Cesena.
Nella lettera si chiede lo stanziamento di indennizzi a cittadini e imprese che a distanza di oltre tre mesi dagli eventi alluvionali, si legge nel testo: “pretendono giustamente di vedere mantenuta la promessa dell’esecutivo di ristorare al 100% i danni subiti attraverso procedure snelle e rapide. Le nostre comunità meritano risposte in tempi brevissimi e sotto forma di atti concreti”.
Giorgia Meloni ha ribattuto alle accuse di Bonaccini con un’altra lettera in cui afferma che il suo governo ha stanziato 4,5 miliardi per la ricostruzione nelle zone alluvionate per la messa in sicurezza e la ricostruzione delle infrastrutture, e per risarcire i privati che hanno subito danni. Poi Meloni non ha risparmiato la stilettata, invitando a “non cedere alla fretta ed alla frenesia che pare rispondere al desiderio di qualcuno di avere un po’ di visibilità, alimentando polemiche inutili“.
La scintilla rischia di scatenare l’incendio tanto che Bonaccini non ha taciuto ma, sostenendo che famiglie e imprese non hanno ancora ricevuto un euro dal governo, ha replicato a stretto giro di posta: “La fretta che Meloni mi imputa, in realtà, è quella dei nostri concittadini”.
Così Bonaccini ha concluso: “La risposta della presidente Meloni purtroppo non è positiva. A maggior ragione, ribadisco la richiesta di un incontro per trovare, insieme e con spirito di collaborazione, le risposte più efficaci per persone e imprese colpite dall’alluvione, che chiedono solo una cosa: tornare alla normalità e poter ripartire. Ricevendo il 100% degli indennizzi, come promesso dal Governo”.
Perché i soli denari che sono arrivati alle vittime dell’alluvione, scrive ancora Bonaccini, sono stati erogati dalla Regione e dalla Protezione Civile. “Al di là di quanto attivato da me insieme al dipartimento nazionale di Protezione civile, nulla è arrivato in termini di indennizzi a famiglie e imprese colpite. Certo, i due decreti adottati dal Governo hanno definito una serie di misure che però, lo si chieda ai cittadini, in questo momento non risultano funzionare. Né per il ritorno alla normalità delle famiglie, né per la ripartenza positiva delle imprese”.
Pur sottolineando il valore di quanto fatto per attivare gli ammortizzatori sociali o l’accesso al credito di alcune aziende, ribadisce Bonaccini: “La stragrande maggioranza delle imprese ad oggi non solo non ha ricevuto un euro di indennizzo, ma neppure sa come approntare le perizie necessarie per ottenere in futuro il pieno risarcimento dei danni. E non sapere ancora, dopo tre mesi, come richiedere i rimborsi è semplicemente incredibile”. E anche dei 400 milioni di euro previsti per interventi di somma urgenza, al momento, denuncia Bonaccini: “Nulla a oggi è arrivato nelle casse dei Comuni”.