Una media di quasi 4 persone al mese. È il conto in termini di vite che si è pagato nelle Marche nel corso del 2020 quando, nonostante il lockdown che ha tenuto ferma gran parte delle attività economiche per mesi, ben 46 persone sono morte sul luogo di lavoro. Di queste sono 12 che sono decedute dopo aver contratto il Coronavirus.
I dati, in aumento di quasi il 40% rispetto al 2019 e più che raddoppiati rispetto al 2018 secondo una ricerca del Centro Studi Uil su dati Istat, ci restituiscono un quadro insostenibile. La Uil Marche ha così aderito convintamente a “Zero morti sul lavoro”, campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che andrà avanti nel corso di tutto il 2021. Non sono più accettabili compromessi sul tema della sicurezza sul lavoro, sulla sicurezza di chi lavora, sulla difesa della salute di chi rischia ogni giorno.
“Si continua a morire nei luoghi di lavoro. Non è più rinviabile – denuncia Claudia Mazzucchelli, segretaria generale Uil Marche – un serio confronto con Governo e parti datoriali su questioni cruciali che riguardano la salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori. Va riportata l’attenzione su temi che questa fase di emergenza sanitaria ha messo in secondo piano ma che non possono più aspettare: vigilanza, formazione, prevenzione, sono solo alcune delle questioni da affrontare, per cercare di fermare questa crescita incessante e intollerabile”.
Zero Morti sul Lavoro è la missione che la Uil sta portando avanti in tutta Italia e a tutti i livelli.
“Il nostro obiettivo non è diminuire, non è ridurre, ma azzerare – si legge nel lancio della campagna – Questa è la lotta della vita, è la battaglia per la civiltà del lavoro. Dobbiamo farla per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, quelli di oggi e quelli che verranno. E per combatterla è necessario scendere in campo in prima persona, metterci la faccia. Per vincere. E lasciare la morte a zero”.
Ad accompagnare la campagna sarà il gesto dell’OK, scelto perché “durante la guerra i militari americani usavano scrivere su una bandiera visibile da lontano il numero di perdite sul campo. In rarissimi e fortunati casi scrivevano 0 killed (OK, appunto). Solo due lettere, un acronimo che tutti conoscono. Ma la storia che c’è dietro a quello che è diventato un gesto planetario, racchiude un obiettivo condivisibile da tutti”.