“Non può esistere nessuna transizione ecologica senza l’avvio di un concreto processo di decarbonizzazione dell’Italia. Per questo motivo il rinnovo delle concessioni e dei progetti di messa in produzione di pozzi deliberato dal governo, segnando un passo avanti in direzione delle trivellazioni in mare, appare in netta contraddizione non solo con i trattati internazionali, ma anche e soprattutto con le linee guida del programma Next Generation Eu e dell’European Green Deal. Crediamo che la Regione Marche, il cui mare è direttamente interessato dai recenti rinnovi di due concessioni al largo delle coste di Ancona e Falconara e di San Benedetto del Tronto, debba non solo manifestare la propria contrarietà, ma anche iniziare ad adoperarsi per conseguire l’emancipazione definitiva dalle fonti fossili del nostro Paese, favorendo una exit strategy dalle trivellazioni e promuovendo una svolta realmente verde grazie alle risorse del Recovery Fund”.
A dirlo Maurizio Mangialardi, capogruppo regionale del partito Democratico, che a tal proposito ha presentato insieme ai consiglieri del gruppo assembleare un’interrogazione al presidente Acquaroli. Di recente, infatti, il ministero della Transizione ecologica ha emesso sette decreti di Valutazione di impatto ambientale riguardanti altrettanti rinnovi di concessioni, progetti di messa in produzione di pozzi e di perforazione, tra cui due interessanti le Marche: il pozzo “Calipso 5 Dir” e il pozzo “Donata 4 Dir”, rispettivamente al largo delle coste di Ancona e Falconara e di San Benedetto del Tronto.
“La tutela del mare e del patrimonio paesaggistico – spiega Mangialardi – così come la crescita di settori economici compatibili con il rispetto dell’ambiente e del territorio, rappresentano condizioni imprescindibili per lo sviluppo economico delle Marche, in particolare per quanto concerne il settore turistico e il comparto della pesca. La giunta regionale deve dire chiaramente da che parte sta e in che modo intende agire per tutelare il nostro mare e la salute pubblica”.