“Il Piano triennale della Cultura approvato dalla maggioranza, non è privo solo del coraggio, della visione e delle risorse che sarebbero oggi necessarie a far ripartire un settore duramente colpito dalla pandemia come quello dello spettacolo dal vivo.”
Questa la dichiarazione del capoguppo Pd regionale, Maurizio Mangialardi.
“No, in esso c’è qualcosa di più profondo e più greve. C’è un’ansia di rivincita, un clima da resa dei conti che punta dritto a smantellare quanto costruito faticosamente da oltre un decennio a questa parte, dopo l’approvazione della legge 11 del 2009. Un proposito che la destra, gliene va dato atto, non nasconde. Non a caso il consigliere Ciccioli, vero ispiratore di questa pianificazione, ha liquidato durante il dibattito in aula un nostro emendamento per valorizzare il ruolo dei soggetti di Primario interesse regionale che costituiscono l’ossatura del sistema dello spettacolo dal vivo, classificandolo come un tentativo di “difendere la ditta”.
“Una sprezzante definizione che non offende solo noi, ma soprattutto le tantissime persone che operano in realtà associative come Arena Sferisterio, Amat, Consorzio Marche Spettacolo, Rof, Fondazione Pergolesi Spontini, Fondazione Teatro delle Muse, Form, Rete Lirica delle Marche, Marche Jazz Network, Marche Teatro, Marche Concerti, Atgtp, Marchigiana Attività Teatrali. Come se tutte queste realtà associative non fossero quegli enti culturali che lo Stato italiano riconosce come l’infrastruttura portante e più qualificata del sistema dello spettacolo nelle Marche e che peraltro, sfidiamo a dire il contrario, nel corso dell’ultimo decennio hanno permesso di fare un notevole salto di qualità alla produzione e alle attività di promozione e formazione del pubblico.”
“Certo, il Covid chiama oggi per primi questi soggetti, insieme ovviamente alla Regione Marche, a svolgere una missione di crescita e tutela delle realtà artistiche presenti in tutto il territorio regionale, in direzione di una maggiore definizione del servizio restituito ai territori. Ed è esattamente quanto proponevamo con il nostro emendamento, perché conosciamo bene la ricchezza culturale della nostra regione e siamo assolutamente consapevoli delle difficoltà che stanno incontrando tantissimi artisti, i quali necessitano da parte delle istituzioni di una rete di protezione e di valorizzazione. Ciò che non va bene, invece, e che anzi risulta molto pericoloso per l’intera tenuta del sistema, è combattere una guerra populista, come la destra ha deciso di fare, cercando di dilapidare, o quanto meno svuotare di significato, un patrimonio di saperi, conoscenze, esperienze e capacità organizzative, tra cui quelle, non proprio di poco conto, di reperire risorse a livello nazionale ed europeo.”
“Il tutto in nome di un furore ideologico che, va sottolineato con forza perché rimanga a futura memoria, rischia probabilmente di non salvare nessuno e di arrecare sicuramente gravi danni non solo al mondo della cultura, ma anche all’indotto economico e sociale che intorno a questo è cresciuto.” – conclude Mangialardi.