SAN BENEDETTO – L’associazione Bianco Airone Pazienti Onlus , dopo più di due anni, ha finalmente chiuso un cerchio
importantissimo e comunica a tutti i pazienti oncologici che si è concluso l’iter del ripristino dei rimborsi per le spese sanitarie necessarie, dopo l’indegna abolizione avvenuta nel 2019, che aveva inferto una ferita insanabile all’intera regione.
“Non è stato facile, – spiega Ornella Vallesi, che dirige l’associazione- : da due anni, senza mollare mai, ho chiesto di ripristinare la legge abolita, poi, dopo averne ottenuto la promessa, con la nuova amministrazione regionale, ho seguito i lavori della IV Commissione Sanità, incontri, telefonate e messaggi con la Presidente Elena Leonardi, compresa una mia audizione online, nel mese di marzo, davanti la Commissione stessa.
Infine, colloqui telefonici con l’assessore alla sanità Filippo Saltamartini e l’assessore al bilancio Guido Castelli, entrambi sempre molto occupati, ma altrettanto disposti ad ascoltarmi. Li ho incalzati, pressati, assillati, fino allo sfinimento, finchè non ho ottenuto.
Per l’attuazione di questa legge, grazie all’impegno dell’assessore Castelli, sono state autorizzate le seguenti spese:
1.885.000,00 per il 2021
2.450.000,00 per il 2022
2.450.000,00 per il 2023
E’ di pochi giorni fa la pubblicazione della delibera completa dei criteri attuativi, relativi alla Legge n.7 approvata l’11 giugno 2021.
Il rimborso delle spese a supporto delle cure oncologiche è stato ampliato, comprende infatti tutte le prestazioni effettuate dal paziente : visite, esami diagnostici, controlli periodici, interventi di chirurgia oncologica, anche ricostruttiva e conservativa. Poi i trattamenti di radioterapia e chemioterapia, interventi di riabilitazione e di fisioterapia, cure palliative e terapie del dolore, visite mediche specialistiche e controlli periodici, anche successivi alla patologia.
Per la prima volta sono state inserite le prestazioni di supporto psicologico, non soltanto al paziente, ma anche al nucleo familiare.
Uno sguardo particolare è stato rivolto alle fasce più deboli, con l’introduzione del certificato ISEE che ogni paziente dovrà presentare, insieme alla richiesta di rimborso spese.
da 0 a 25.000 100% del rimborso
da 25.001 a 30.000 90% “ “
da 30.001 a 40.000 70% “ “
da 40.001 a 50.000 35% “
Ma il mio compito non è finito, c’è un neo in questa legge, introdotto dal Servizio che ha redatto il testo, che sicuramente dovrà essere tolto.
Sono stati introdotti gli “scontrini parlanti”, da allegare alle spese sostenute, cioè gli scontrini che contengono il codice fiscale.
Alla sottoscritta risulta che solo le farmacie siano dotate di casse in grado di fornire tali scontrini, non certo i bar, i ristoranti, né tanto meno, i taxi.
Sappiamo quante persone, pur di risparmiare o per non lasciare da solo un paziente da assistere in ospedale (un bambino o un anziano), fanno pranzo con un panino o un tramezzino o un cappuccino, nel bar dell’ospedale, pur avendo a disposizione 22,26 euro a pasto in qualsiasi ristorante!
Qui, secondo me, c’è stata una grossa caduta di stile, o una mascherata intenzione di risparmiare !
Il mio confronto ed il mio dialogo in Regione non è finito, tutto si può rivedere, correggere e migliorare.
A volte ci sono dirigenti poco empatici, voglio sperare, soltanto perché la sorte è stata benefica con loro e non hanno mai “provato” cosa significa. Mancano di pratica, magari pieni di tante belle teorie, ma poco esperti nel girare ospedali e città.
Mi auguro che questo problema possa essere risolto al più presto, quando ci si renderà conto che gli scontrini, anche se non parlanti, sono documenti fiscali a tutti gli effetti.
E non mi si venga a dire che possono essere raccolti per strada, primo perché nelle città non c’è nulla per terra, poi perché presentare uno scontrino trovato, significa non aver mangiato”.