L’altare, fortunatamente sopravvissuto agli sventramenti attuati per la riforma liturgica del 1966, si presentava nel 2020 in uno stato conservativo rovinoso e privo di molte porzioni per riproporre la liturgia.
Paolo Maria Ficcadenti, membro di antica famiglia ascolana oggi residente in Toscana, ha finanziato – previa approvazione diocesana e dei Beni Culturali – l’intero restauro e ripristino dell’Altare affidando la progettazione e la direzione lavori all’architetto Giuseppe Baiocchi, il quale si è coadiuvato della ditta di restauri “ADIP conservazione e restauro opere d’arte”.
Complice il Covid e alcune problematiche legate alla delicatezza dell’intervento, si è infine concluso un lavoro che, come commenta lo stesso Baiocchi: “ha restituito dignità al manufatto, poiché esso è stato riconsegnato, non come un feticcio da fotografare, ma come un Altare che possa tornare a svolgere quella che è la sua funzione naturale: la Santa Messa, qualora il Vescovo lo riterrà opportuno. Alla collettività viene restituito un grande Bene Culturale largo ben 5,34 x 11,77 metri”.
Difatti il ripristino ha visto la creazione, secondo lo stile dell’architetto Giuseppe Giosafatti (1643 – 1733) del paliotto, della mensa, della predella, del predellino, degli stemmi e di tutti gli oggetti liturgici: candelieri (x6), reliquiari (x2), palme d’altare e coppe (x4), cartegloria (x3).