Bernardo Carfagna, Ascolano d’origine e milanese d’adozione, ha sempre mantenuto forti legami affettivi e culturali con la regione marchigiana. Da sempre interessato allo studio della storia nelle sue diverse manifestazioni, all’arte, all’araldica e all’oplologia, ha nel tempo dato alle stampe: Rocche e castelli dell’Ascolano (La Sfinge Malaspina, 1996), Il lambello, il monte e il leone (Lìbrati, 2004), Hic iacet vir magnus et extrenuus (Lìbrati, 2014), I Piceni (Capponi, 2016), Parvae clarae armaturae (Lìbrati, 2017), Milites de Marchia (Lìbrati, 2020).
In queste pagine, focalizzando lo sguardo su tre rare immagini guerriere incise in due argenti barbarici recuperati nel contesto territoriale ascolano, ricostruisce e documenta nessi e relazioni tra gli indizi lì ravvisabili e i suggerimenti rinvenibili nell’iconografia e nei reperti dei secoli altomedievali, spaziando dall’Europa alle più lontane realtà dell’Asia.
Con il supporto di una commisurata iconografia, comprensiva di disegni di propria mano, coglie così l’occasione per esporre una parte non secondaria delle proprie riflessioni sulla necropoli altomedievale di Castel Trosino, scavata presso Ascoli Piceno alla fine del XIX secolo, dedicando uno specifico spazio alle staffe in bronzo della sepoltura 41 e alla falce da guerra della sepoltura 119.