Il ricordo delle vittime del terrorismo e delle stragi del Sindaco Pasqualino Piunti: “ai più giovani dico che la violenza, anche quando è invocata come strumento per sanare le ingiustizie, non ha mai risolto nulla, ha solo portato lutti e disperazione”

SAN BENEDETTO – “Nella ricorrenza del 9 maggio, anniversario dell’uccisione di Aldo Moro che l’Italia ha scelto come giornata per ricordare le vittime del terrorismo e delle stragi, rivolgo un commosso pensiero a tutti coloro che hanno perso la vita non solo per combattere tutti i fenomeni terroristici, ma alle vittime inconsapevoli di folli disegni volti appunto a seminare terrore tra le persone.
In questo 9 maggio è anche mio desiderio ricordare, – afferma il sindaco Pasqualino Piunti – aderendo con convinzione ad un invito dell’ANCI di cui sono vicepresidente regionale, la figura di Peppino Impastato, ucciso proprio il 9 maggio di 43 anni fa dalla mafia per aver voluto denunciare metodi e persone di quella mafia che avvelenava la sua comunità e che ha sempre utilizzato la violenza per seminare il terrore tra la gente e provocarne la sottomissione ai suoi disegni criminali.
Così come ha fatto per Peppino Impastato, San Benedetto del Tronto ha dedicato uno spazio cittadino a tutti gli uomini e le donne caduti per combattere il terrorismo: com’è noto, questa città è stata segnata dal terrorismo politico degli anni ‘70 e ‘80 le cui terribili conseguenze sono ancora vive nel ricordo collettivo.
La violenza con motivazioni politiche è tema che accompagna le vicende di ogni epoca storica. Ma negli ultimi decenni gli episodi si sono moltiplicati lasciando gravi e pesanti segni nella carne della società e nel sentimento comune: al terrorismo politico si è sostituito, ma spesso sommato, quello che trova alimento in un sentire distorto del senso religioso. Il fanatismo ottuso ha trovato nuovi spunti per esercitarsi seminando morte, distruzione e disperazione in tutto il mondo.
In questa giornata di riflessione, credo sia rilevante tornare a ricordare, soprattutto ai più giovani, che la violenza, anche quando è invocata come strumento per sanare le ingiustizie, non ha mai risolto nulla, ha solo portato lutti e disperazione.
Dobbiamo operare tutti, ciascuno nel suo campo, per far sì che il terreno di coltura del terrorismo, di qualunque matrice, diventi sterile. Non bisogna mai smettere di ricordare, in primo luogo a noi stessi, che l’unico modo per cambiare le storture della società è combattere le ingiustizie con la paziente e tenace presenza nelle istituzioni e nella realtà di ogni giorno, non scegliere scorciatoie che, oltre ad essere bagnate di sangue innocente, non hanno mai portato a nulla”.

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