Lavoro Marche: l’Ires CGIL ha condotto un’analisi prendendo in considerazione i dati INPS e il quadro che emerge è piuttosto preoccupante per gli under 30
Gli il 48,1% degli under 30 residenti nelle Marche percepiscono una retribuzione lorda media annua inferiore ai 10.000 euro. Si tratta di un dato decisamente allarmante che va a sommarsi a quello relativo all’occupazione femminile, visto che nelle Marche solamente una donna su tre ha un contratto a tempo pieno e indeterminato.
Nella Regione cresce il numero degli occupati del 3,5%, tuttavia tale dato fa riferimento solamente al lavoro precario che è anche inferiore rispetto a quello del Centro Italia e di tutto il Paese. In Regione aumenta sicuramente il lavoro part-time, il quale rappresenta il 32,8% del totale. A sua volta aumentano anche i contratti di somministrazione e coloro che lavorano ad intermittenza.
La CGIL, in una nota, spiega: “Nel complesso i lavoratori Marchigiani con meno di 30 anni percepiscono una retribuzione media lorda annua di circa 12mila euro, circa 8000 euro lordi in meno rispetto alla media della totalità dei lavoratori dipendenti privati. Anche i giovani a tempo pieno e indeterminato percepiscono in media 1876 euro lordi hanno in meno rispetto ai coetanei con la stessa tipologia contrattuale su base nazionale”.
Lavoro Marche: l’analisi del segretario generale CGIL Giuseppe Santarelli
Il segretario generale CGIL Marche, Giuseppe Santarelli, ha posto l’accento sui dati forniti dal rapporto elaborato dall’Ires, spiegando come sia la migliore risposta per tutti coloro che sostengono che nelle Marche non si possa trovare un’occupazione per i giovani. Ovviamente i dati evidenziano come le condizioni dettate dal mercato del lavoro siano inclini verso un un lavoro povero.
Nel dettaglio Santarelli ha spiegato: “Se a questo scenario sommiamo una dinamica demografica che vede un drastico calo dei residenti nelle fasce giovanili il futuro non si intravede. Urgono politiche vere e mirate da parte della Regione Marche e da parte degli imprenditori. Se non si fa nulla, non cambierà la situazione”.
La CGIL, infine, sottolinea come attraverso un’analisi più approfondita è stato evidenziato come l’aumento maggiore dei lavoratori rispetto al 2021 si è registrato in quei settori dove le retribuzioni sono più basse. Per esempio nel settore delle costruzioni, delle attività artistiche, dello sport e nel settore del turismo e della ristorazione.
Tale dato mette in luce come una buona parte della crescita dell’occupazione sia proprio avvenuta in quei settori caratterizzati da livelli retributivi inferiori alla media e soprattutto in settori interessati dagli incentivi fiscali e della ripresa post-Covid.